Ha un colpevole, dopo 31 anni, l'omicidio di Roberto Rizzi, ucciso per uno scambio di persona il 20 maggio 1987 a Torino, nel bar 'I tre moschettierì. Vincenzo...
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Quel giorno era andato al locale di via Pollenzo per ammazzare Francesco Di Gennaro, detto «Franco il rosso», uno che con i Belfiore aveva dei conti in sospeso per questioni di bische e droga. Un delitto commissionato da Saverio Saffiotti, all'epoca tra i boss della criminalità organizzata nel torinese, che però non ha portato a termine. Nonostante gli otto omicidi alle spalle - almeno - Pavia ha sparato alla testa della persona sbagliata. «A quell'epoca, mio marito portava la barba. Era biondo e la barba dava sul rosso», sostiene la vedova di Rizzi. «Ora il nome di Roberto è stato riabilitato - aggiunge - Quella fu un'esecuzione e le esecuzioni avvengono tra i malavitosi. Lui era passato per uno di quelli, ma non era così. Era una persona buona».
Che con quel mondo, non c'entrava nulla. «Non perdonerò mai Pavia, nel modo più assoluto - dichiara - Giustizia è fatta? Sì, ora sconterà ciò che è giusto. Se non altro, ha confessato». Una confessione, quella di Pavia, ormai 62enne, che riporta indietro di trent'anni. Tempi di morti ammazzati e di faide tra la criminalità calabrese e il clan dei Catanesi, soppiantato proprio dai gioiosani di Mario Ursini, Domenico e Salvatore 'Sasà' Belfiore, i Femia e i Mazzaferro, solo per citare i nomi più eclatanti. Pavia era legato ai Belfiore e, si dice, soprattutto a 'Sasà', condannato all'ergastolo come mandante dell'omicidio Caccia. Un delitto avvenuto in una Torino che aveva paura, che contava i cadaveri in strada. Dove i gruppi criminali si facevano la guerra per il controllo del gioco d'azzardo e della prostituzione, dello spaccio di droga e del contrabbando di sigarette. Una storia di sangue e pallottole iniziata nel 1974, quando Fracesco Miano, detto "Ciccio", entrò nell'hotel Villa della Regina e freddò a colpi di pistola Salvatore Di Bella il 're delle bische clandestinè.
E continuata con il super killer Salvatore Parisi che, dopo aver ammazzato un benzinaio in lungo Dora Voghera, si gettò nella Dora per sfuggire ai poliziotti.
Il Messaggero