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Il tariffario “parallelo”, all’incredulo turista appena sbarcato all’aeroporto di Fiumicino, viene snocciolato in un inglese quanto meno migliorabile: «45 with card, 40 cash». Insomma: chi non paga in contanti, deve sborsare più soldi. Un’evoluzione di certo più elaborata del «Pos rotto» - grande classico anche di altre categorie - ma ormai diffusa nelle grandi città italiane. Se la grande maggioranza dei tassisti accetta regolarmente i pagamenti elettronici, infatti, le sacche di “resistenza” restano, specialmente nelle aree di maggiore frequentazione turistica. Ancora peggio a Ciampino, secondo scalo romano: dove, come racconta un conducente di auto bianche, «alcuni colleghi non prendono proprio passeggeri italiani». Benvenuti nel variegato mondo dei taxi, con tutte le distorsioni messe sotto la lente d’ingrandimento dall’Antitrust.
Pos, tagliati costi commissione per pagamenti sotto i 30 euro: cosa cambia
I PUNTI
La foto più nitida dei problemi della categoria, su cui punta il dito l’Authority, si può scattare alla stazione Termini, meglio ancora di domenica pomeriggio o sera.
SENZA PERMESSO
A Napoli la presenza degli abusivi è ancora più aggressiva del resto d’Italia: le auto bianche illegali sono spesso presenti persino nei parcheggi riservati ai taxi in piazza Garibaldi, davanti alla stazione centrale, fianco a fianco con i tassisti in possesso di regolare licenza. Anche qui i clienti preferiti sono i turisti, soprattutto quelli desiderosi di concedersi un tour tra le bellezze della provincia partenopea: accompagnare i visitatori a Pompei fa incassare sui 90 euro, comprese le due ore di attesa per la visita degli scavi. Il viaggio verso Sorrento, invece, fa guadagnare al tassista fino a 140 euro: più di dieci volte una corsa diretta nel centro storico del capoluogo campano. Altro escamotage, molto usato per i passeggeri forestieri in arrivo a Capodichino, è quello della “tariffa fissa” non meglio specificata: si spegne il tassametro e si comunica al malcapitato utente un prezzo “concordato”, non si sa bene con chi. Che sarà, inevitabilmente, superiore (e non poco) a quella che sarebbe stato il normale prezzo della corsa, calcolato dal tassametro.
LA CATEGORIA
Questi trucchi vengono adottati, va detto, da un’assoluta minoranza dei tassisti delle grandi città, ma finiscono per minare il rapporto di fiducia tra la categoria e cittadini. E chi punta a una maggiore trasparenza non viene ben accolto da alcuni colleghi: è il caso di Roberto Mantovani “RedSox”, il tassista bolognese che ha intrapreso una battaglia contro i conducenti “No Pos”, pubblicando ogni giorno sui social il rendiconto delle sue entrate. E per questo è soggetto di attacchi personali e anche di danneggiamenti al suo taxi.
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