«Siamo contagiosi!». La mappa degli studenti del Carducci per navigare nel mondo del coronavirus

«Siamo contagiosi!». La mappa degli studenti del Carducci per navigare nel mondo del coronavirus
MILANO «Siamo contagiosi!». Il titolo campeggia sulla pagina principale del sito del Carducci di Milano, storico liceo classico che oltre a insegnare greco e latino a...

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MILANO «Siamo contagiosi!». Il titolo campeggia sulla pagina principale del sito del Carducci di Milano, storico liceo classico che oltre a insegnare greco e latino a generazioni di studenti si occupa della loro formaziona «orientata alla conoscenza e alla libertà». Che significa ragionare con la propria testa, soprattutto in epoca di coronavirus. Da qui nasce l’unità di apprendimento sul tema del contagio. «Non ho trovato modo migliore per tenere la scuola aperta», spiega il preside Andrea Di Mario.


LA MAPPA CONCETTUALE

SARAMAGO E STOK

Consigli, spunti, riflessioni: tutti - studenti, genitori, docenti - «possono inserire contributi», afferma il dirigente scolastico. E in tanti lo hanno già fatto. C’è chi ha postato un video sul modo migliore per lavarsi le mani, chi suggerimenti spiritosi per alleggerire la tensione: «Contro il coronavirus mangiate due spicchi d’aglio. Non serve a niente, ma vi staranno tutto a distanza di sicurezza». Si propongono libri: “La diceria dellì’untore” di Gesualdo Bufalino, “Cecità”, di José Saramago,
«una lettura contagiosa», “La maschera della Morte rossa”, di Edgar Allan Poe, il saggio critico “Peste e letteratura”, di Fabio Stok. Nell'excursus su malattie infettive e dintorni non può mancare Alessandro Manzoni: «Il buon sensoc'era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune» (“I Promessi sposi”). E poi scienza e matematica, perché per capire il virus non servono suggestioni ma numeri. E ancora: film, serie tv e musica. «Anche il colloquio della maturità è così ormai: da un tema, o un testo, lo studente deve saper dimostrare di “attraversarlo” con i saperi delle discipline. Sembra una cosa nuova ma lo studio vero, quello buono, è stato sempre così. Vogliamo ricordarlo e richiedere questo ai nostri studenti perché ne sono capaci. E posso scommettere che i nostri preziosi docenti sappiano fornire contributi di livello, come credo sappiano fare i loro discenti, e molto voi genitori: sono/siete carducciani!”, afferma Di Mario. L’umorismo è benvenuto: «Il barzellettismo mi dicono sia a livelli altissimi di frequenza», conclude il preside. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero