MILANO «Alla partenza ha detto: “Adesso vi farò fare un bel viaggetto e da qui non scendete più”». A raccontare davanti ai giudici i momenti...
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MORTI IN MARE
La situazione è precipitata in fretta, Sy le ha mostrato la pistola e «mi ha detto di versare la benzina sui sedili, nel corridoio e su di noi». A rincuorare i ragazzini è l’arrivo dei carabinieri che affiancano l’autobus. «Ho cominciato a essere un po’ più tranquilla quando ho visto il primo lampeggiante e ho pensato qualcuno ha chiamato, facevamo un cenno con le mani per farci vedere e lui continuava a urlare frasi non del tutto comprensibili, brontolava di bambini morti in mare, diceva Linate ma non capivo, avevo paura». Da quel 20 marzo la vita della collaboratrice scolastica, che sta seguendo un percorso psicologico, non è più la stessa. «Non riesco più a salire sui mezzi pubblici da sola. Con la scuola abbiamo cambiato palestra e quando ho visto una persona somigliante all’autista mi è venuto il panico e non sono andata lì per una settimana. Tante notti non dormo, vedo le fiamme».
PISTOLA E COLTELLO
Quelle che minacciava di innescare Sy. «Nella mano sinistra aveva un accendino, tipo un accendigas di quelli lunghi e lo accendeva ripetutamente, io ho visto un paio di volte la fiamma, mentre nell’altra mano non sono sicuro se avesse un cellulare o qualcosa del genere», è la ricostruzione durante l’udienza in Corte d’Assise di uno dei carabinieri intervenuti.
Il Messaggero