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Pugno duro contro gli scafisti, mani tese ai migranti regolari. In attesa di trasferire il Consiglio dei ministri a Steccato di Cutro, il governo Meloni studia un piano per gestire i flussi migratori. E rispedire così al mittente le accuse piovute dalle opposizioni dopo la strage al largo delle coste calabresi la scorsa settimana: più di settanta i morti accertati finora. Saranno i trafficanti di esseri umani i primi destinatari delle nuove norme al vaglio del governo. Tra queste, un inasprimento delle pene per i traghettatori del Mediterraneo arrestati allo sbarco.
IL MONITO DEL VATICANO
Contro di loro si è scagliato ieri mattina papa Francesco. «I trafficanti di esseri umani siano fermati, non continuino a disporre della vita di tanti innocenti - l’appello rivolto durante l’Angelus domenicale - i viaggi della speranza non si trasformino mai più in viaggi della morte, le limpide acque del Mediterraneo non siano più insanguinate da tali drammatici incidenti». Parole assai apprezzate dal governo che infatti le ha immediatamente rilanciate. Plaude al pontefice il leader della Lega Matteo Salvini - «lavoro, non da oggi, per mettere in pratica quelle parole e salvare vite» - e lo fa soprattutto la premier Giorgia Meloni promettendo di «impiegare tutte le forze necessarie per combattere i trafficanti di esseri umani e fermare le morti in mare». È l’unica concessione ai riflettori pubblici della leader del governo in una domenica di riflessione, a cavallo tra il viaggio in India e negli Emirati Arabi Uniti e una settimana che si apre oggi e può trasformarsi in un difficile banco di prova per la maggioranza.
IL PIANO
Alla repressione degli illeciti però l’esecutivo prepara, forse già per il Cdm calabrese, un’apertura sul fronte opposto. Ovvero la costruzione di corridoi regolari per permettere l’ingresso legale in Italia ai migranti che vogliano lavorare. Il decreto flussi firmato a gennaio prevede permessi di lavoro (temporanei) per quasi 83mila migranti, in aumento rispetto ai numeri del governo Draghi. Ora quel tetto potrebbe essere fissato più in alto: centomila. E certo non sfugge il messaggio dietro l’iniziativa, simmetrica ai negoziati che vedono l’Italia impegnata per un piano flussi dell’Ue. Dal ministro Francesco Lollobrigida agli altri colonnelli di Fratelli d’Italia, negli ultimi giorni dal cerchio della premier si è alzato un coro per difendere gli sforzi del governo per un’immigrazione legale, sottratta al business dei traffici umani. E scacciare al contempo l’immagine agitata dalle opposizioni di una destra tutta “law and order” e indifferente al dramma umano di chi finisce il suo viaggio tra i fondali del Mediterraneo.
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