Scafisti, stretta del governo. L’appello del Papa: «I trafficanti vanno fermati». E Meloni: «Facciamo nostre le sue parole»

Flussi, ipotesi innalzamento a 100mila regolari

Scafisti, stretta del governo. L appello del Papa: «I trafficanti vanno fermati». E Meloni: «Facciamo nostre le sue parole»
di Francesco Bechis
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Domenica 5 Marzo 2023, 17:33 - Ultimo aggiornamento: 16 Ottobre, 11:28

Pugno duro contro gli scafisti, mani tese ai migranti regolari. In attesa di trasferire il Consiglio dei ministri a Steccato di Cutro, il governo Meloni studia un piano per gestire i flussi migratori. E rispedire così al mittente le accuse piovute dalle opposizioni dopo la strage al largo delle coste calabresi la scorsa settimana: più di settanta i morti accertati finora. Saranno i trafficanti di esseri umani i primi destinatari delle nuove norme al vaglio del governo. Tra queste, un inasprimento delle pene per i traghettatori del Mediterraneo arrestati allo sbarco. 

Il silenzio e preghiera di Papa Francesco davanti ai migranti morti di Cutro: «Bisogna fermare gli scafisti»
 

IL MONITO DEL VATICANO
 

Contro di loro si è scagliato ieri mattina papa Francesco. «I trafficanti di esseri umani siano fermati, non continuino a disporre della vita di tanti innocenti - l’appello rivolto durante l’Angelus domenicale - i viaggi della speranza non si trasformino mai più in viaggi della morte, le limpide acque del Mediterraneo non siano più insanguinate da tali drammatici incidenti».

Parole assai apprezzate dal governo che infatti le ha immediatamente rilanciate. Plaude al pontefice il leader della Lega Matteo Salvini - «lavoro, non da oggi, per mettere in pratica quelle parole e salvare vite» - e lo fa soprattutto la premier Giorgia Meloni promettendo di «impiegare tutte le forze necessarie per combattere i trafficanti di esseri umani e fermare le morti in mare». È l’unica concessione ai riflettori pubblici della leader del governo in una domenica di riflessione, a cavallo tra il viaggio in India e negli Emirati Arabi Uniti e una settimana che si apre oggi e può trasformarsi in un difficile banco di prova per la maggioranza. Oggi Meloni potrebbe incontrare Piantedosi (non Salvini, che sarà fuori Roma) per un punto sulla strage calabrese ma anche per definire la linea da tenere in Parlamento. Domani e mercoledì il ministro dell’Interno è atteso alla Camera e al Senato per un’informativa che promette scintille. Ad attenderlo, un asse Pd-Cinque Stelle fra i banchi delle opposizioni rinverdito dall’intesa tra Giuseppe Conte ed Elly Schlein, neo-segretaria dem. La linea della premier è quella espressa fra le palme di Abu Dhabi e tale resta. La sera del 25 febbraio, a poche ore dalla tragedia, Frontex, l’agenzia europea delle frontiere, non ha avvisato le autorità italiane dell’imminente pericolo del barcone e per questo la Guardia Costiera non è intervenuta. Fin qui la ricostruzione condivisa a Palazzo Chigi, mentre le indagini della Procura di Crotone fanno il loro corso. Poi però restano i postumi di una vicenda che ha lasciato in shock il Paese. Meloni - accusata per giorni dalle opposizioni per non essersi presentata subito sul luogo del naufragio - vuole ora metterci la faccia. Per questo ha annunciato un Cdm da tenersi in trasferta sulle costi calabresi. Più probabile a Crotone che a Cutro, per questioni logistiche, forse venerdì. Qui l’esecutivo vorrà arrivare preparato. Per questo negli ultimi giorni i ministeri interessati dalla gestione del fenomeno migratorio hanno iniziato a mettere testa a un nuovo piano. Per Meloni, si diceva, il primo segnale da lanciare è diretto a una stretta delle regole contro gli scafisti. Così come si discute di rivedere la normativa sulla protezione internazionale che - spiegano dal governo puntando il dito contro chi li ha preceduti - presenta maglie troppo larghe ed è di difficile applicazione. 
 

IL PIANO
 

Alla repressione degli illeciti però l’esecutivo prepara, forse già per il Cdm calabrese, un’apertura sul fronte opposto. Ovvero la costruzione di corridoi regolari per permettere l’ingresso legale in Italia ai migranti che vogliano lavorare. Il decreto flussi firmato a gennaio prevede permessi di lavoro (temporanei) per quasi 83mila migranti, in aumento rispetto ai numeri del governo Draghi. Ora quel tetto potrebbe essere fissato più in alto: centomila. E certo non sfugge il messaggio dietro l’iniziativa, simmetrica ai negoziati che vedono l’Italia impegnata per un piano flussi dell’Ue. Dal ministro Francesco Lollobrigida agli altri colonnelli di Fratelli d’Italia, negli ultimi giorni dal cerchio della premier si è alzato un coro per difendere gli sforzi del governo per un’immigrazione legale, sottratta al business dei traffici umani. E scacciare al contempo l’immagine agitata dalle opposizioni di una destra tutta “law and order” e indifferente al dramma umano di chi finisce il suo viaggio tra i fondali del Mediterraneo.

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