Morì dopo aver bevuto un bicchiere d'acqua. Ma quale fu la causa della morte del conte di Moriana? La verità arriverà da un esame dei capelli. Il mistero...
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Ora le casse sono state prese in consegna da un'equipe di studiosi delle Università di Sassari e Pisa, tra antropologi, anatomici, radiologi, tossicologi, paleopatologi, entomologi, storici e archeologi. Ne fanno parte Gino Fornaciari, Andrea Montella, Alessio Pirino, Lino Bandiera, Antonio Fornaciari, Eugenia Tognotti e il direttore dell'Ufficio Beni culturali della Diocesi, Giancarlo Zichi. Nelle case regnanti si praticava la partizione dei cadaveri, l'eviscerazione, l'asportazione del cuore e degli intestini e l'imbalsamazione. Per quel che se ne sa, Benedetto Placido fu l'ultimo di casa Savoia su cui si eseguì questa pratica. Una Tac è già stata eseguita. La prima ricognizione dei paleopatologi e degli antropologi fisici ha svelato l'aspetto del principe: longilineo, naso prominente, almeno 1,75 di altezza, attacchi muscolari ben marcati, frutto dell'intensa attività fisica e dell'equitazione, che però gli ha lasciato in eredità anche una leggera osteoartrosi. L'esame dei denti ha rivelato la presenza di carie dovuta al consumo di cibi zuccherini. Presenti anche alcuni segni di sub-rachitismo nell'aspetto leggermente «a sciabola» delle tibie, un fenomeno patologico causato dalla carenza di vitamina D in età infantile, durante la fase di accrescimento delle ossa. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero