Dimissioni immediate per i 4 consiglieri del Csm che si sono autosospesi; e deferimento ai probiviri per tutti loro, l'ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati...
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Caso Palamara, da Lotito i biglietti gratis per le toghe. La lista dei favori
Nell'informativa i veleni tra i pm di Roma. E Palamara diceva: «Ecco chi sta con noi»
Una scelta che evita la crisi della giunta e che soprattutto è imposta dalla pressione della base, sconcertata e indignata dal quadro che sta emergendo sull'onda dell'inchiesta di Perugia che vede indagato Palamara per corruzione e altri due magistrati, l'ex consigliere del Csm Luigi Spina e il pm di Roma Stefano Rocco Fava, per rivelazione di segreto d'ufficio e favoreggiamento: cioè la vicenda di quegli incontri notturni tra Palamara, Ferri, Luca Lotti (indagato proprio dalla procura della Capitale nell'inchiesta Consip) e i consiglieri del Csm sulla nomina dei procuratori di Roma e Perugia, avvenuti in hotel o durante cene.
Il documento proposto da Unicost e Area e approvato all'unanimità, dopo riunioni a porte chiuse per vincere alcune resistenze soprattutto in Magistratura Indipendente - il gruppo a cui appartengono tre dei quattro consiglieri auto-sospesi e il presidente dell'Anm Pasquale Grasso - non usa giri di parole. Parla di «gravissime violazioni di natura etica e deontologica», di condotte che rappresentano una «inammissibile interferenza nel corretto funzionamento» del Csm e che «non possono in alcun modo essere giustificate» per «l'incalcolabile danno» prodotto all'istituzione e ai singoli magistrati. E chiede ai consiglieri del Csm direttamente coinvolti di lasciare un incarico di cui «non appaiono degni».
La stessa richiesta arrivata poco prima dal presidente Grasso, il cui intervento viene accolto da un lungo applauso.
Si difende anche Lotti, cxhe parla di «acciuse infondate e infamanti»: «Pare che incontrarmi sia diventato il peggiore dei reati», aggiunge. Un braccio di ferro dagli esiti incerti che il capo dello Stato segue a distanza: resta la forte preoccupazione di Mattarella per una vicenda che ha gettato discredito sul Csm; un Consiglio che può ancora riscattarsi con i fatti, facendo leva sui suoi anticorpi,come ha detto ieri Ermini nel suo intervento concordato con il Quirinale. La bufera sulle toghe finisce anche al centro del dibattito tra i partiti. «Cercare la contiguità con la politica significa svilire ruolo del magistrato», avverte il premier Giuseppe Conte. «Spero che la vicenda si risolva per il meglio, perché abbiamo bisogno di una magistratura forte», dice Matteo Salvini. Il leader del Pd Nicola Zingaretti chiede di fare «massima chiarezza», mentre i Cinque Stelle parlano di «scandalo renziano». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero