Quando si parla di prescrizione e degli annosi ritardi della giustizia italiana, sul banco degli imputati quasi sempre finiscono i penalisti - è stato così anche...
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LE ASSENZE
Visto che il ministero della Giustizia non raccoglie questo tipo di documentazione, l'Unione camere penali assieme all'Eurispes ha avviato la ricerca dieci anni fa. E i numeri parlano chiaro. Su 12.918 processi monitorati, ben il 12,4% viene rinviato per assenza del giudice titolare, lo 0,2% per quella del pm e l'1,5% per la cosiddetta precarietà del collegio ovvero perché uno dei giudici è in attesa di trasferimento. Di più: se si considerano le sole udienze successive alla prima, il 54% viene rinviato senza che si sia svolta alcuna attività, perché l'atto della citazione del testimone o è stato del tutto omesso, o è stato effettuato in modo errato. «Mi rendo conto che i dati non sono recenti, stiamo parlando del 2008, anche se da gennaio appronteremo gli strumenti per fare una nuova valutazione nel 2019 - spiega il presidente delle Camere penali, Giandomenico Caiazza - ma io ho l'impressione che i numeri siano ancora attuali e non riceveremo grandi sorprese. Anche perché da tempo la giurisprudenza ha svuotato o limitato fortemente tutte quelle fasi in cui erano gli avvocati ad allungare i tempi. È il caso della rinnovazione del dibattimento quando cambia il collegio: non è più possibile ascoltare tutti i testi da capo, i nuovi giudici si devono accontentare della conferma in aula di quanto è già a verbale e gli avvocati possono fare solo domande integrative».
LA CATTIVA GESTIONE
Non che non ci siano rinvii causati dall'intervento del difensore, ovviamente, ma la percentuale appare minore: il legittimo impedimento dell'imputato (ovvero malattia certificata) causa il 2,6% dei rinvii, quello del difensore (che è normato dalla legge e non include tutti i casi di altro impegno in udienza) è il 5% dei casi di rinvio, con un 6% ulteriore di esigenze di difesa, valutate dal giudice. Un altro 6,8% arriva dai problemi logistici, come la carenza di aule, l'assenza di un trascrittore o dell'interprete e, un 3,1% perché per quella data sono state fissate troppe udienze. Se si considera il totale delle udienze, sono tante quelle che fanno scorrere la clessidra perché i testimoni sono assenti: il 9,4% del numero complessivo slitta per «omessa o irregolare notifica all'imputato», un dato clamorosamente più basso di quello che riguarda «l'omessa o irregolare notifica al difensore»: già dieci anni fa eravamo allo 0,9% dei casi. In fondo a questo lungo tunnel, fatto di processi saltati per varie ragioni, ci sono, sì, anche quelli che si concludono per prescrizione del reato: il 7-8% del totale delle sentenze in primo grado (per intenderci, il 60,6% è di condanna). Certo, di tribunale in tribunale i numeri un po' cambiano. A Roma, che per prima aveva questa ricerca - il presidente della Camera penale Cesare Placanica intende ora lanciare un osservatorio permanente - le prescrizioni dichiarate alla fine del primo grado erano il 15% delle sentenze. Ma anche qui, i rinvii per assenza del giudice arrivavano al 14,3% dei casi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero