Processi lenti o mai conclusi, pesano le assenze dei giudici

Processi lenti o mai conclusi, pesano le assenze dei giudici
di Sara Menafra
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Venerdì 23 Novembre 2018, 07:32 - Ultimo aggiornamento: 21:34

Quando si parla di prescrizione e degli annosi ritardi della giustizia italiana, sul banco degli imputati quasi sempre finiscono i penalisti - è stato così anche nelle ultime settimane - accusati di allungare i tempi con diabolici trucchi legulei. In realtà, a guardare l'unica ricerca scientifica che abbia analizzato i motivi dei rinvii dei processi di primo grado, molto spesso le cause delle lungaggini sono da attribuire ai magistrati (giudici o pm) o a problemi causati in qualche modo dalla macchina della giustizia.

LE ASSENZE
Visto che il ministero della Giustizia non raccoglie questo tipo di documentazione, l'Unione camere penali assieme all'Eurispes ha avviato la ricerca dieci anni fa. E i numeri parlano chiaro. Su 12.918 processi monitorati, ben il 12,4% viene rinviato per assenza del giudice titolare, lo 0,2% per quella del pm e l'1,5% per la cosiddetta precarietà del collegio ovvero perché uno dei giudici è in attesa di trasferimento. Di più: se si considerano le sole udienze successive alla prima, il 54% viene rinviato senza che si sia svolta alcuna attività, perché l'atto della citazione del testimone o è stato del tutto omesso, o è stato effettuato in modo errato. «Mi rendo conto che i dati non sono recenti, stiamo parlando del 2008, anche se da gennaio appronteremo gli strumenti per fare una nuova valutazione nel 2019 - spiega il presidente delle Camere penali, Giandomenico Caiazza - ma io ho l'impressione che i numeri siano ancora attuali e non riceveremo grandi sorprese. Anche perché da tempo la giurisprudenza ha svuotato o limitato fortemente tutte quelle fasi in cui erano gli avvocati ad allungare i tempi. È il caso della rinnovazione del dibattimento quando cambia il collegio: non è più possibile ascoltare tutti i testi da capo, i nuovi giudici si devono accontentare della conferma in aula di quanto è già a verbale e gli avvocati possono fare solo domande integrative».

LA CATTIVA GESTIONE
Non che non ci siano rinvii causati dall'intervento del difensore, ovviamente, ma la percentuale appare minore: il legittimo impedimento dell'imputato (ovvero malattia certificata) causa il 2,6% dei rinvii, quello del difensore (che è normato dalla legge e non include tutti i casi di altro impegno in udienza) è il 5% dei casi di rinvio, con un 6% ulteriore di esigenze di difesa, valutate dal giudice. Un altro 6,8% arriva dai problemi logistici, come la carenza di aule, l'assenza di un trascrittore o dell'interprete e, un 3,1% perché per quella data sono state fissate troppe udienze. Se si considera il totale delle udienze, sono tante quelle che fanno scorrere la clessidra perché i testimoni sono assenti: il 9,4% del numero complessivo slitta per «omessa o irregolare notifica all'imputato», un dato clamorosamente più basso di quello che riguarda «l'omessa o irregolare notifica al difensore»: già dieci anni fa eravamo allo 0,9% dei casi. In fondo a questo lungo tunnel, fatto di processi saltati per varie ragioni, ci sono, sì, anche quelli che si concludono per prescrizione del reato: il 7-8% del totale delle sentenze in primo grado (per intenderci, il 60,6% è di condanna).

Certo, di tribunale in tribunale i numeri un po' cambiano. A Roma, che per prima aveva questa ricerca - il presidente della Camera penale Cesare Placanica intende ora lanciare un osservatorio permanente - le prescrizioni dichiarate alla fine del primo grado erano il 15% delle sentenze. Ma anche qui, i rinvii per assenza del giudice arrivavano al 14,3% dei casi.

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