«Ponte Morandi era simbolo di creatività», da un anno il dolore del figlio del progettista

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Vedere le immagini dell'abbattimento del viadotto «mi ha fatto molta impressione: mi ha fatto effetto perché questo ponte rappresentava un punto importante della carriera e della creatività di mio padre». A parlare è Maurizio Morandi, professore urbanista, figlio di Riccardo, il progettista della grande opera abbattuta oggi. Il pensiero in primo luogo va alle vittime della tragedia. E a quando, un anno fa, ha appreso della notizia del crollo. «Un dolore gigantesco - ricorda - per una immane tragedia che ha portato con sé vite umane e distruzione».


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Allora, ricorda, purtroppo nei primi momenti sono state fatte da alcune persone anche speculazioni, «è stato detto qualcosa sui calcoli» ma «per fortuna c'è stata immediatamente anche una difesa della qualità del progetto che non poteva portare a fare accuse sul progettista» è stato dimostrato che «non aveva alcun senso» e che «le ragioni del crollo erano imputabili ad una assenza di manutenzione che anche mio padre aveva già indicato come carenza» oltre ad un incremento del traffico anche dei mezzi pesanti.

Da allora molte sono state le discussioni fatte anche sulle parti rimaste in piedi e «spiace» che alla fine la scelta sia stata quella dell'abbattimento. «Il ponte era una icona della vita progettuale di mio padre», ricorda Morandi. «E a questo - osserva - si aggiunge il fatto che negli anni era diventato uno degli emblemi della città riconosciuto anche dai genovesi». «Ricordo benissimo - racconta - il giorno dell'inaugurazione e poi ci veniva ricordato ogni volta che lo attraversavamo con la famiglia più volte l'anno». «In questi mesi - sottolinea - sono state fatte moltissime riunioni, convegni, si è parlato di restaurarlo di mettere in sicurezza quei cavalletti, simbolo del ponte stesso, ma malgrado un certa mobilitazione le autorità non hanno raccolto questi pareri e hanno proceduto nell'ottica della demolizione».


Per altro, evidenzia Morandi, dal punto di vista della qualità del progetto va sottolineato «il ruolo importantissimo che aveva nel paesaggio della valle. Il ponte aveva contribuito a riqualificare l'ambiente». «Mio padre - ricorda - diceva sempre che prima di fare un progetto doveva passeggiare nel luogo, nell'ambiente circostante per cogliere le caratteristiche profonde del luogo. 'Bevo il paesaggio, diceva, entra dentro di mè. È un tratto caratteristico della sua sfera più artistica, ci sono tanti esempi in questo senso come il ponte di Sabaudia sul lago o il Wady Kuf in Libia».
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Il Messaggero