Non sono bastati 53 giorni. Il decreto per Genova, che ha impiegato quasi due mesi per vedere la luce, va riscritto. Da cima a fondo. Sparirà la norma, inserita dai...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LEGGI ANCHE Ponte Morandi, l'Ue: «Offriamo il nostro aiuto a Genova»
LE CONTESTAZIONI
A spingere l'esecutivo a cambiare il decreto è stato anche l'Antitrust che ha messo in luce l'errore. Un divieto, quello alle ditte di costruzioni, che avrebbe causato una accesa battaglia legale, e che ora verrà corretto con un emendamento al testo. L'autorità ha invece rinnovato il no ad Autostrade, che non potrà realizzare l'infrastruttura, come chiesto dall'esecutivo.
Ma ieri è stata anche la giornata della protesta, con durissime contestazioni al ministro dei Trasporti Danilo Toninelli. La rabbia e la frustrazione degli abitanti della zona rossa è condensata in uno striscione: «Liberate la Valpolcevera». Erano in cinquemila in piazza Caricamento, nel cuore del porto antico di Genova. Sfollati, commercianti, abitanti dei quartieri isolati dopo il crollo, lavoratori portuali. Senza bandiere e tutti insieme: hanno chiesto risposte concerete: che le vie siano riaperte e i negozi possano rialzare le saracinesche. E al ministro delle Toninelli, fischiato abbondantemente, hanno portato un regalo, un modellino di ponte Morandi con dietro un muro, simbolo della città tagliata in due.
Al sindaco-commissario Marco Bucci e al governatore Giovanni Toti hanno invece gridato: «Aprici la strada sul Polcevera». Per gli abitanti del quartiere ferito è importante che riprenda la viabilità, siano potenziati i servizi sanitari e difeso il lavoro. «Oltre il ponte c'è la voglia di ripartire e avere risposte concrete», incitano al megafono gli organizzatori.
LE RICHIESTE
«Al ministro Toninelli abbiamo detto: non raccontateci bugie, la città non ne ha bisogno. Vogliamo impegni seri, concreti, fattibili», afferma Franco Ravera, referente degli sfollati del ponte Morandi, al termine di un incontro proprio con Toninelli nella Capitaneria di porto di Genova. La delusione serpeggia, i manifestanti fanno sapere che la loro pazienza è finita. «Molte delle aspettative che avevamo sono rimaste deluse, ma più che per la cattiva volontà si è percepita una forma di impotenza rispetto alla situazione, per i tempi della giustizia, delle procedure e delle condizioni di dissequestro», rileva Gianluca Briata, uno degli organizzatori. I manifestanti vogliono interventi sulla viabilità, con collegamenti efficaci e sicuri che «ci facciano sentire ancora parte della nostra città». Chiedono anche di accelerare i tempi sui rientro in casa degli sfollati per recuperare le loro cose: «Soprattutto, vogliamo capire se le istituzioni intendono davvero restituire dignità al tessuto economico e sociale della Valpolcevera, abbandonata da sempre», perché «oltre agli sfollati di via Porro ci sono 70.000 sfollati del lavoro e dei servizi». E i fischi a Bucci e Toti «sono il risentimento di fronte a questi ritardi».
Il commissario Marco Bucci, in una audizione, ha chiesto anche nuove norme per espropriare il ponte crollato, ovviamente ancora di proprietà di Autostrade, o per revocare la concessione, altrimenti il «nuovo viadotto non sarà pronto per Natale 2019». Norme che vanno inserite nel testo del decreto per consentire al commissario di «impossessarsi» della struttura e iniziare i lavori. L'obiettivo del sindaco di Genova è far partire i cantieri il primo dicembre. Infine, Bucci chiede 120-140 milioni in più per gli sfollati.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero