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Uno scandalo agroalimentare in Toscana ha sollevato moltissime polemiche negli ultimi giorni. I Carabinieri per la Tutela Agroalimentare hanno perquisito lo stabilimento e il deposito della Italian Food Spa-Gruppo Petti di Livorno e hanno sequestrato 3.500 tonnellate circa di conserve di pomodoro già confezionate ed etichettate come un prodotto al 100% italiano. Nella realtà dei fatti le conserve venivano realizzate utilizzando rilevanti percentuali di pomodoro estero miscelato a semilavorati di pomodoro italiano. Ora sono indagate 6 persone per frode agroalimentare. Gli indagati hanno agito nei diversi ruoli dell'organigramma aziendale, ponendo in essere una sistematica produzione e fraudolenta commercializzazione di conserve di pomodoro falsamente etichettate.
In Toscana sono coltivati a pomodoro circa 2.000 ettari di terreni, il 50% è in Maremma mentre il resto si trova tra le province di Livorno e Pisa e il Mugello. Per la coltivazione in provincia di Grosseto si spendono mediamente dai 5 ai 7.000 euro per ettaro, con una resa di 850 quintali.
La frode che ha riguardato l'azienda Petti ha sollevato moltissime polemiche, a tal proposito si è espresso il presidente di Confagricoltura Toscana, Marco Neri, che ha parlato di quanto il pomodoro maremmano debba essere valorizzato. «Se confermato dalla indagini - dice Neri-, il comportamento dell'azienda è assolutamente da stigmatizzare».
Il presidente di Confagricoltura è preoccupato inoltre dall'impatto sull'ecosostenibilità di azionisimili a quella del gruppo Petti: «Spero non pregiudichino la trasformazione toscana, perché si rischierebbe di interrompere una filiera importante per l'economia toscana e la sostenibilità economica e ambientale».
Dura la condanna degli europarlamentari della Lega dopo lo scandalo che ha coinvolto la filiera agroalimentare toscana: «Si tratta di un'eccellenza del made in Italy che va difesa e valorizzata oggi più che mai» aggiungono poi «questa vicenda evidenzia ancora una volta come la difesa del Made in Italy e il contrasto alle frodi alimentari debba essere per tutti un punto fermo».
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