Una vera e propria mobilitazione per chi rifiuta l'etichetta di eroe ma sta da mesi a combattere, anche a mani nude in un certo senso, contro il coronavirus. E' on...
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Nel mondo dello spettacolo, della cultura e dello sport sono state già raccolte oltre 150 firme, da Stefano Accorsi ad Al Bano, da Ambra Angiolini e Luca Argentero ad Andrea Bocelli, Alessandro Gassman, il presidente della Biennale di Venezia Roberto Cicutto, lo scrittore e regista Donato Carrisi, Giorgio Armani, Claudio Baglioni, Sergio Castellitto, Roberto Faenza , Fiorello, Zucchero, Giorgia, Lilli Gruber e Myrta Merlino, Luciana Litizzetto , Gino Paoli, Stefania Sandrelli, Marco Tardelli, Filippo Sugar , Caterina Caselli, Renato Zero e Checco Zalone solo per citarne qualcuno.
Intanto il presidente della Siae Mogol ha scritto al Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli per ipotizzare che l'iniziativa, partita dall'Italia, possa essere estesa a tutta l'Unione Europea come il riconoscimento permanente - oggi più che mai necessario - dei valori di umanità e solidarietà che guidano i comportamenti di quanti sono impegnati in prima linea per la salute di tutti, valori fondanti anche del disegno europeo¯. Un passo che va ad aggiungersi alla petizione trasmessa il 16 aprile dal Direttore Generale SIAE Gaetano Blandini al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e per conoscenza ai presidenti di Camera e Senato Fico e Casellati, nella quale si chiede al Capo dello Stato di farsi promotore affinché il Parlamento possa istituire una «Giornata di festa dei Camici Bianchi».
«I camici bianchi italiani sanno e sono sempre pronti per chiunque ne abbia necessità - ha detto Franco Vimercati , presidente della Federazione delle Società Medico Scientifiche Italiane- Per questo potremo fare la differenza fuori e dentro le corsie... ma sempre al servizio del sistema Paese». La proposta nasce con l'intento di dedicare a coloro che hanno combattuto e continuano combattere il Coronavirus in prima linea una giornata che ogni anno ricordi la fondamentale importanza e il costante impegno di chi lavora negli ospedali. La data proposta da Ozpetek - e suggerita al regista da Luciana Littizzetto - è il 20 febbraio, giorno in cui Annalisa Malara, Anestesista dell'Ospedale di Codogno, ha scoperto che Mattia, il 38enne identificato come «paziente Uno», era stato attaccato dal Coronavirus Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero