OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Sono le 15 di ieri quando al Comando generale della Capitaneria di porto arriva un allarme pirateria. A circa 90 miglia a sud di Napoli una nave turca, la “Galata seaways” è in difficoltà: l’equipaggio è costretto a nascondersi perché un gruppo di clandestini si trova a bordo e sta cercando di dirottare l’imbarcazione. Sono armati di coltelli e minacciano di fare il finimondo. Il comandante riesce a lanciare l’allarme, viene inviata la richiesta di aiuto all’Italia. Scatta l’operazione soccorso. È il ministro della Difesa Guido Crosetto a dare la notizia in diretta, mentre si trova al Forum che si svolgendo in Puglia nella masseria di Bruno Vespa. «Le forze speciali italiane, di stanza a Brindisi - comunica -, stanno liberando una nave turca con 22 persone di equipaggio sequestrata da circa 15 migranti che erano a bordo». Vengono schierati in mare i reparti di élite. Dalla base in Puglia parte un elicottero Nh 90, da La Spezia un HH101 degli incursori. Sedici super militari, il boarding team del battaglione San Marco, arrivano in zona sequestro e si calano sulla nave, mentre la zona viene “cinturata” da due navi della Guardia costiera, la Gregoretti, e la Montecimone della Guardia di finanza.
Galata Seaways, la nave cargo sequestrata dai migranti al largo di Napoli. Era diretta in Francia
TIR IMBARCATI
Non appena il team arriva sul cargo accerta le buone condizioni dell’equipaggio e dei passeggeri. E subito dopo si mette alla ricerca dei clandestini. Sono quindici, alcuni armati di coltello. Sono riusciti a nascondersi sulla nave salendo su uno dei Tir imbarcati mercoledì nel porto turco di Topcular. Avrebbero dovuto arrivare oggi a Setè, sotto Montpellier, uno dei porti più grandi di Francia dopo Marsiglia. Ma le cose sono precipitate in un attimo: uno dei marinai turchi si è accorto della loro presenza e ha avvertito il comandante, che ha deciso di farli sbarcare quanto prima, dopo aver chiamato le forze dell’ordine. Una decisione alla quale i migranti hanno reagito con le minacce, tirando fuori i coltelli e rifiutandosi di scendere. Da settimane erano in attesa di partire dalla località turca sulla costa. Volevano raggiungere l’Europa e in particolare la Francia.
L’operazione speciale nel Mar Tirreno condotta dalla Marina italiana è durata circa sei ore, mentre l’imbarcazione ha continuato a muoversi in direzione di Napoli, dove il comandante aveva subito puntato la prua.
Una volta in rada dove il cargo resterà, almeno per il momento, sulla “Galata Seaways” sono saliti gli uomini della Squadra mobile di Napoli, i finanzieri di Gico e Roan, la Capitaneria di porto, per proseguire la ricerca di altri assalitori e per cercare di ricostruire l’accaduto. Sul tentato dirottamento del cargo turco la procura di Napoli ha disposto le indagini coordinate dal pm Enrica Parascandalo: l’attività istruttoria punterà anche ad accertare l’area di mare esatta in cui si è consumato il tentativo di sequestro e dirottamento anche per determinare la competenza territoriale degli inquirenti. I clandestini sono perlopiù siriani, afgani e bengalesi. Alcuni erano nascosti sotto un telo, tra loro due donne incinte.
NESSUN FERITO
In serata il ministro Crosetto è nuovamente intervenuto per dare informazioni su quanto è accaduto. «Non c’è stato nessun ferito, nessun problema, la nave è stata ripresa l’equipaggio è in salvo - ha spiegato -. Le forze armate dovevano riprendere il controllo della nave, l’hanno fatto in tempo brevissimo. Ora tocca ad altri intervenire». E ancora: «La nave è alla fonda, la competenza è passata a un funzionario di pubblica sicurezza. Personale della Guardia di finanza e della Polizia di stato è salito a bordo e cercherà tutti i clandestini che si nascondono. È una nave molto grande non è difficile nascondersi. Probabilmente quando hanno sentito arrivare l’elicottero hanno provato a fuggire per mare, vediamo nelle prossime ore cosa succederà». Quanto agli autori del tentativo di sequestro «clandestini, pirati, non so come chiamarli. Vedremo quando saranno identificati, chi sono e cosa volevano fare». Si verificherà, in primo luogo, se si tratta di persone già fotosegnalate, anche per stabilire quali fossero le loro reali intenzioni ed accertare eventuali collegamenti con frange terroristiche. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero