Il momento della verità è arrivato intorno alle ore 11. Mentre in Adriatico l'acqua si gonfiava, spinta dal vento di Scirocco, fino a oltre un metro, un metro e...
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Mose, le dighe
Venezia ha vissuto così, tra commozione, felicità e incredulità, la prima prova di liberazione dalle acque alte pensata da decenni grazie al Mose, il sistema di dighe mobili tanto chiacchierato e oggetto di scandali e corruzione, portato a termine - quasi - grazie a commissari straordinari e a un protocollo d'emergenza per farlo attivare in anticipo sul suo completamento effettivo. Una richiesta che era stata fortemente inoltrata dalle amministrazioni locali al Governo dopo l'«acqua granda» del 12 novembre 2019. Nei giorni scorsi era stato sottoscritto il documento operativo per far innalzare le dighe mobili in caso di marea prevista a 130 centimetri sul medio mare. Oggi è scattato.L'Ufficio maree del Comune di Venezia stamani ha allertato cittadini e operatori, con le classiche sirene, sull'arrivo intorno a mezzogiorno di un'onda da 130 centimetri.
A Brugnaro è arrivata anche una telefonata di soddisfazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «La Basilica è asciutta, è asciutta. È la prima volta ed è un dato importantissimo», ha detto il Primo Procuratore di san Marco, Carlo Alberto Tesserin. «Abbiamo azionato le pompe - ha precisato - per evitare le infiltrazioni che arrivano da sotto nel nartece, e hanno funzionato in sicurezza. A 90 centimetri di marea avremmo dovuto affrontare l'acqua che arriva dalla piazza, ma non è arrivata perché esclusa dal Mose». Il Provveditore alle opere pubbliche del Triveneto, Cinzia Zincone, anche lei a Malamocco, ha sottolineato che «il test è andato bene e stiamo raccogliendo tutti i dati, maggiori rispetto al previsto, per la messa a punto del sistema». Per Elisabetta Spitz, Commissario straordinario per il Mose, quello di oggi è stato «solo un passaggio fondamentale nella protezione della città e della laguna. Una tappa di un cammino da completare che dovrà garantire progressivamente una protezione sempre maggiore del territorio lagunare da un ineludibile innalzamento del mare». Per il Consorzio Venezia Nuova ha parlato il commissario Giuseppe Fiengo: «Cinque anni ci abbiamo messo, ma ce l'abbiamo fatta. Mi ricordo la frase che dissero quelli della Mantovani, che con il commissariamento non avremmo mai alzato il Mose. Avevano ragione, non c'era nemmeno il progetto. È molto faticoso, ma alla fine se uno si mette le cose le fa».
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Il Messaggero