Si diverti e anche tanto quando, alla fine del campionato '80-81 vinto dalla Juve davanti alla Roma, il tifoso giallorosso più bianconero di sempre, Cesare Romiti,...
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Morto Cesare Romiti, le reazioni: «Se ne va un pezzo di storia dell'industria italiana»
Morto Cesare Romiti, uno "strano romano" e romanista adottato da Torino e Milano
ANNI OTTANTA
Altro calcio e altra eleganza. In giacca e cravatta. Ironia, pure velenosa, da incorniciare. Dentro il campo e soprattutto fuori. Platinì contro Falcao, Trapattoni contro Liedholm e appunto Boniperti contro Viola. Juve-Roma fu il derby d'Italia all'inizio degli anni Ottanta. Romiti proprio all'alba di quel torneo ricevette, dai fratelli Gianni e Umberto Agnelli, i pieni poteri alla Fiat. Lui, romano non solo nel nome di Cesare e nato quattro anni prima del club giallorosso, faticò a nascondere il suo grande amore per la Roma nel lungo periodo passato a Torino e dentro casa Juve. Mai si sentì a disagio, però. Il legame forte e mai rinnegato con la sua squadra del cuore accostato alla partecipazione, accanto alla famiglia bianconera, al ciclo di Trapattoni che, un po come lui, ha dovuto restare a lungo allineato e coperto.
L'allenatore di Cusano Milanino conobbe alle Olimpiadi la moglie Paola Miceli, tifosissima della Roma: a lei, anche da ct della Nazionale, impose il silenzio, senza negargli però la maglia di Totti, azzurra e giallorossa. Romiti trovò, a parole, la sua exit strategy. Con classe: «Io sono nato romanista ma nei 25 anni in cui sono stato a Torino sono diventato juventino: per me la Roma è come la moglie e la Juventus è come l'amante e quando arriva la passione vuoi più bene all'amante che alla moglie». Con Viola il rapporto più vero, con Sensi quello più complicato. Ma Romiti, pure dalla sua casa di Milano, è stato sempre presente. Accanto alla sua Roma, sin dai tempi di Testaccio. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero