Migranti, quattro mamme tunisine convocate ad Agrigento per riconoscere salme figli

Migranti, quattro mamme tunisine convocate ad Agrigento per riconoscere salme figli
Quatto mamme tunisine sono state convocate ad Agrigento dal Procuratore aggiunto Salvatore Vella, che coordina l'inchiesta sul naufragio avvenuto il 7 ottobre scorso a...

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Quatto mamme tunisine sono state convocate ad Agrigento dal Procuratore aggiunto Salvatore Vella, che coordina l'inchiesta sul naufragio avvenuto il 7 ottobre scorso a Lampedusa, per identificare i loro quattro figli, di età compresa fra 18 e 32 anni, morti nel disastro. Sul barcone affondato nel mare in tempesta viaggiavano 170 migranti; 149 furono tratti in salvo; 19 cadaveri furono recuperati nei giorni successivi. Due mamme, grazie anche all'esame del Dna, sono riuscite a trovare le salme dei loro cari; le altre due, invece, torneranno in Tunisia senza neanche un corpo da piangere. Le quattro donne stamane hanno incontrato in Municipio il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, accompagnate dalla rappresentante tunisina nella consulta delle Culture, al quale hanno raccontato le storie dei loro figli. Tra i due che risultano ancora dispersi figura il più giovane, Fheker Hamidi, 18 anni, che «voleva soltanto girare il mondo e conoscere altri paesi», dice tra le lacrime la mamma, mentre stringe tra le mani la foto del ragazzo. Mentre il più anziano del gruppo, Lazar Chaieb, 32 anni, sposato e con una figlia di quattro anni, voleva raggiungere l'Italia per curarsi. «Da quattro anni aveva un tumore - spiega la madre, anche lei in lacrime -, ma il consolato italiano due anni fa gli aveva negato il visto per motivi di salute. E così lui ha tentato di raggiungere l'Italia con un barcone dopo essersi attaccato all'addome, dentro una busta di plastica e con il nastro adesivo, le cartelle cliniche che documentavano il suo stato» Un comportamento, quello del consolato, definito «vergognoso» dal sindaco Orlando: «È il frutto del clima che si è creato nel nostro Paese», ha dichiarato il sindaco che ha consegnato alle quattro donne la Carta di Palermo sui diritti alla mobilità dei migranti.
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Il Messaggero