Non vi è dubbio come la sentenza che ha revocato il risarcimento in favore dei tre figli di Marianna Manduca, sul presupposto della mancanza di qualsiasi...
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Ed invece, a dodici anni di distanza dalla tragedia che li ha travolti, il sistema Giustizia si autoassolve da ogni responsabilità, lasciandoli soli a misurarsi con il vuoto incolmabile della perdita dei loro affetti, obbligati persino a restituire i soldi eventualmente già spesi per il loro sostentamento e per i loro studi. D’altra parte, affermano i Giudici, le normative di allora non prevedevano il reato di stalking, così come i maltrattamenti e le minacce denunciate dalla povera Marianna non apparivano sufficientemente gravi da consentire “l’applicazione della misura cautelare” al marito. Insomma, ventuno pagine di sentenza per giustificare come la magistratura fosse del tutto impotente di fronte alle accorate richieste di aiuto della donna, tanto da ritenere inutile persino interrogare l’uomo.
Eppure, nella nostra testa continuano a scavare come un tarlo le parole del Tribunale che, in primo grado, aveva parlato di “negligenza inescusabile” per non aver disposto “nessun atto di indagine rispetto ai fatti denunciati” e per non aver adottato “nessuna misura per neutralizzare la pericolosità di Saverio Nolfo”. Non resta, pertanto, che sperare che la Cassazione ammaini la bandiera bianca issata dai Giudici di Appello, restituendo un po’ di futuro a questi tre giovani ragazzi ed a tutte quelle donne che in questo momento, chiuse nella loro stanze, stanno cercando di trovare il coraggio di uscire allo scoperto e di denunciare i soprusi subiti da chi aveva giurato di amarle.
L'autore è avvocato matrimonialista, Presidente Associazione Italiana di Diritto e Psicologia della Famiglia Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero