SAN BIAGIO DI CALLALTA - Stanca dei continui assalti alla sua villetta, ha deciso di condividere su Facebook le immagini estrapolate dalle telecamere di videosorveglianza, in cui...
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ESASPERATA Nel mese di novembre nella Marca sono stati registrati, secondo le stime dei sindacati di polizia, oltre 300 furti. Le forze dell'ordine hanno intensificato i controlli su strada e si sono servite anche dell'elicottero del 14esimo nucleo di Belluno, che tra Vittorio Veneto, Conegliano, e l'hinterland del capoluogo, ha illuminato a giorno, nel week end, strade, abitazioni e obiettivi sensibili. L'esasperazione dei cittadini si è trasformata in psicosi in più occasioni, con centinaia di segnalazioni sui social alle forze dell'ordine rivelatesi spesso infondate. È in questo contesto di paura e tensione che la moglie dell'imprenditore, domenica scorsa, accanto alle foto dei predoni che le avevano svaligiato casa, ha scritto: «Chiudiamo bene porte e finestre ma non siamo ancora al sicuro -. Non bastano neanche vetri anti sfondamento e porte blindate, allarmi e telecamere collegate al servizio di sicurezza. Quando vogliono entrare i ladri entrano e basta. Se qualche anima pia li riconosce chiami i carabinieri».
SUI SOCIAL Subito dopo la pubblicazione delle foto il gruppo Facebook Furti in Corso ha ricevuto una cinquantina di richieste da parte degli utenti che chiedevano di poterle condividere le immagini sul web. Si sono visti rispondere con un secco no. «Sarei stato d'accordo, ma purtroppo non si può fare - spiega Cristina Demma, admin del gruppo -. Lo scorso anno avevamo delle immagini nitide che volevamo diffondere in rete, ma prima di farlo ci siamo confrontati anche con i carabinieri. E ci è stato spiegato che, nel Vicentino, c'era un gruppo di malviventi che si faceva filmare apposta per poi presentare una querela nei confronti di chi aveva diffuso le foto con i loro volti. Non ci crederete, ma alla fine, grazie ai loro avvocati, hanno pure vinto la causa e sono stati risarciti. Senza contare l'effetto psicosi: qualcuno potrebbe accusare persone che non c'entrano nulla con i fatti, magari per una semplice somiglianza». Netta la condanna anche del Prefetto di Treviso Maria Rosaria Laganà: «Utilizzare i social network in questo modo è del tutto inutile. Anzi, dico di più: può essere molto pericoloso e controproducente. Non riesco proprio a capire quale sia lo scopo di queste azioni».
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Il Messaggero