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«Le bombe ci esplodevano a un passo, sentivamo l’allarme e avevamo 30 secondi per fuggire nei bunker». Fabrizio è scampato all’incubo della guerra ed è arrivato questa mattina in Italia. Lo sbarco a Pratica di Mare con uno dei velivoli militari con cui la Farnesina - e con il coordinamento della Difesa - ha riportato in patria oltre 200 italiani che si trovavano in Israele. Ci sono famiglie, comitive, amici che sono rientrati a Roma con l’angoscia nel cuore ma con la consapevolezza di essere ora al sicuro: «Ringraziamo il Governo e l’Ambasciata che sono stati molto efficienti, abbiamo temuto ma ora siamo a casa».
Tante storie diverse. C’è il volontario: «Ero con i bambini per un progetto di solidarietà, io sono rientrato loro sono ancora lì. La guerra è una brutta cosa», dice all’uscita delll’Air Terminal Operations Center dell’aeroporto militare. C’è poi chi è rientrato prima dalla vacanza programmata, come una coppia di milanesi: «E stato territbile, per fortuna ora siamo usciti da questo incubo». E chi ha rinunciato al pellegrinaggio. Molti anziani: «Le immagini delle strade vuote non le posso dimenticare», dice Rosalia mentre i militari la invitano ad allontanarsi dal recinto dove sono assiepati i giornalisti per farla salire sul bus che la porterà a Roma Termini, da lì poi direzione Milano.
«Le bombe non le abbiamo viste - aggiunge Federico - ma sentivamo i rumori delle sirene, poi leggendo i giornali abbiamo capito cosa stava davvero accedendo e così siamo stati contattati da Ambasciata, Consolato e Governo che sono stati di grande supporto». Diversi i bus nell’area cargo di Pratica di Mare che hanno poi smistato gli italiani in base alle loro destinazioni. Nelle prossime ore, previsti altri arrivi.
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