Gessica Notaro, i giudici: «Tavares la sfregiò per levarle l'identità»

Nessuna attenuante può essere concessa per un gesto come quello compiuto da Edson Tavares, che rovinò con l'acido il volto della sua ex fidanzata, la showgirl...

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Nessuna attenuante può essere concessa per un gesto come quello compiuto da Edson Tavares, che rovinò con l'acido il volto della sua ex fidanzata, la showgirl riminese e finalista a Miss Italia Gessica Notaro. Per i giudici della Corte di appello di Bologna, che hanno condannato l'imputato a 15 anni, cinque mesi e 20 giorni, l'aggressione fu la «plastica rappresentazione di una meditata, ferma volontà di punire per sempre la vittima privandola non solo della sua speciale bellezza, ma della sua stessa identità, così da cancellarla agli occhi di chiunque, non potendola 'possederè egli stesso». 


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Le parole sono contenute nella sentenza dove sono stati riuniti, in secondo grado, i due processi riminesi al 31enne di origine capoverdiana, detenuto in carcere, uno per le lesioni gravissime provocate dall'acido, l'altro per stalking e altri reati. Proprio la Corte bolognese, finita di recente nella bufera per aver concesso le attenuanti generiche in un processo per femminicidio, con la discussa espressione di 'tempesta emotivà determinata dalla gelosia contenuta nelle motivazioni, mette in chiaro che nel caso di Tavares «nessuna frustrazione amorosa, per quanto dolorosa, può contribuire a attenuare la gravità della condotta». 
 
Questa, infatti, appare «sostenuta da lucida preordinazione di mezzi e di modi, non si presta a inscriversi in un contesto emotivo sopraffattorio della razionalità». Non si possono fare sconti, dunque, all'aggressore di Gessica, se non quelli conseguenti alla riunione dei due procedimenti, considerata la continuazione tra i reati. Nel provvedimento si descrive, infatti, un'escalation di atti persecutori: incursioni improvvise e frequenti sul luogo di lavoro di Gessica, minacce proferite verso i suoi colleghi, le percosse e le lesioni ai suoi amici e conoscenti hanno, secondo i giudici «rivestito caratteri di concreta pericolosità», dall'aprile 2016 fino alla sera del 10 gennaio 2017, quando l'attese sotto casa e la sfregiò.


Sull'episodio, e sulla valutazione dell'attendibilità di Gessica nel raccontarlo, si giocava buona parte della tesi difensiva dell'imputato. Ma secondo i giudici il racconto della vittima è logico, coerente e dettagliato, mentre Tavares non ha mai fornito la sua versione sul punto. In più, tra i tanti indizi a suo carico, viene sottolineata l'assenza di alibi e la presenza, su vestiti e scarpe, di tracce dell'acido. Il difensore di Tavares, avvocato Riccardo Luzi, annuncia il ricorso in Cassazione. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero