Franco Gabrielli: in Italia si torna a morire per overdose di eroina, 223 morti nel 2018

Franco Gabrielli: in Italia si torna a morire per overdose di eroina, 223 morti nel 2018
In Italia si torna a morire per overdose. Dal primo gennaio al 16 novembre hanno perso la vita 223 persone, 183 uomini e 40 donne, età media 38 anni, più italiani...

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In Italia si torna a morire per overdose. Dal primo gennaio al 16 novembre hanno perso la vita 223 persone, 183 uomini e 40 donne, età media 38 anni, più italiani che stranieri. Già il 2017 era stato foriero di brutti segnali: l'anno scorso, erano stati registrati 294 decessi legati a sostanze stupefacenti, il 9,7% in più rispetto al 2016. L'eroina torna a uccidere. Chi ha deciso di rompere l'assordante silenzio che circonda il problema è Franco Gabrielli, 58 anni, toscano di Montignoso (Massa Carrara), dal 2016 alla guida della Polizia e direttore generale della Pubblica sicurezza. 


 «Da tempo abbiamo registrato un allarmante ritorno del consumo di droghe nel nostro Paese e più in generale in Europa. La posizione centrale nel Mar Mediterraneo e la conformazione geografica di oltre ottomila chilometri di coste fanno dell'Italia una delle principali porte di ingresso per le sostanze stupefacenti destinate al mercato europeo», afferma Gabrielli in una  intervista a Famiglia Cristiana. «La rotta balcanica, in particolare, con le sue diverse diramazioni attraverso Iran e Turchia, continua a essere considerata la principale direttrice mondiale per il traffico di oppiacei in Europa. Infine, lo specchio d'acque ionio-adriatico si rivela un hub strategico per l'importazione all'interno dei confini europei di cocaina ed eroina. Sempre più consistenti sono, inoltre, i sequestri di droghe sintetiche che da tempo costituiscono un nuovo filone di guadagno per le organizzazioni criminali e nuovi appaiono essere anche i canali di approvvigionamento e di distribuzione». 


 Le più recenti indagini di Polizia, spiega Gabrielli, documentano il cambiamento di un mercato in continua evoluzione: «Le grandi organizzazioni criminali e i piccoli spacciatori hanno scoperto le grandi potenzialità offerte dalle rete internet. Abbiamo intercettato, specie nel deep web, o dark web, aree virtuali in cui i trafficanti, garantiti da software che rendono "anonimi", propongono black market per la vendita di sostanze stupefacenti, precursori e farmaci dopanti».

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Il Messaggero