Filmano le effusioni di una ragazzina nel bagno pubblico, pubblicano i video poi il ricatto sessuale

Prima hanno filmato le effusioni di una ragazzina con un coetaneo in un bagno pubblico a Belluno, poi hanno tentato di ricattare sessualmente la giovane per cancellare quei...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Prima hanno filmato le effusioni di una ragazzina con un coetaneo in un bagno pubblico a Belluno, poi hanno tentato di ricattare sessualmente la giovane per cancellare quei filmati dal web, ma i due minorenni sono stati identificati, collocati in comunità e rinviati a giudizio con l'accusa di detenzione di materiale pornografico di minori.


Foto hot e ricatto: «Sono minorenne». Cade in una trappola che gli costa bar e patrimonio

Video porno a scuola finisce su Pornhub, scandalo a Padova. «Sesso tra prof e alunna»
 



La vicenda. Avevano filmato una sedicenne mentre scambiava effusioni con un coetaneo in un bagno pubblico: per questo due minorenni sono stati indagati dalla Procura dei minori di Venezia dopo gli accertamenti della questura di Belluno. I due, già noti alle forze dell'ordine, avevano poi diffuso i video sulle piattaforme social. Uno dei minorenni è inoltre accusato di tentata violenza sessuale per aver cercato di costringere la ragazza ad avere con lui dei rapporti in cambio della cancellazione delle registrazioni dei filmati.

I due adolescenti su disposizione della Procura sono stati collocati in comunità e rinviati a giudizio con l'accusa di detenzione di materiale pornografico di minori. A segnalare l'accaduto alla squadra mobile erano stati alcuni coetanei, notando i video in rete.

La questura di Belluno ha voluto divulgare la notizia d'intesa con la Procura dei minori di Venezia per sensibilizzare i ragazzi «sui rischi in cui possono incorrere e sulle conseguenze penali in caso di episodi di questo genere, nonchè per richiamare l'attenzione dei genitori sull'importanza del loro ruolo di 'controllo' sull'uso dei cellulari dei figli».
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero