Femminicidio, uccise la madre di sua figlia. Condannato lo Stato a 60.000 euro di risarcimento

Uccise la madre di sua figlia e fu condannato per femminicidio: ora lo Stato dovrà risarcire la donna con 60.000 euro. Accade a Roma, dove il giudice della Seconda sezione...

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Uccise la madre di sua figlia e fu condannato per femminicidio: ora lo Stato dovrà risarcire la donna con 60.000 euro. Accade a Roma, dove il giudice della Seconda sezione civile di Roma ha condannato la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero della Giustizia a indennizzare la figlia della vittima - con gli interessi legali della causa - il cui padre era stato condannato in via definitiva dalla Corte di Assise di Appello di Cagliari per l'omicidio di sua madre.

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Il risarcimento

L'indennizzo è stato stabilito in base al Decreto del 22/11/2019, che riguarda la «determinazione degli importi dell'indennizzo alle vittime dei reati intenzionali violenti», quantificato per «il delitto di omicidio commesso dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa, nell'importo fisso di euro 60.000 esclusivamente in favore dei figli della vittima».

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I ritardi

Al Decreto si è arrivati dopo la direttiva europea che istituiva un indennizzo a favore delle vittime di reati violenti e volontari, «laddove risulti impossibile ottenere il risarcimento del danno dagli autori dei delitti». La direttiva, ha aggiunto il giudice è stata «tardivamente trasposta nell'ordinamento» italiano con alcuni limiti ed è stata «integralmente attuata» solo con una legge del 2016.

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Il ricorso in appello

L'avvocato milanese Claudio Defilippi, che assiste la figlia della vittima, ricorrerà in appello in quanto, a suo avviso, la cifra «standard» di 60mila euro non tiene conto delle diverse circostanze in cui si trovano i famigliari delle vittime e l'omicida. Filippi ha chiarito che il ricorso al giudice è necessario in quanto «non vengono risposte» dalle Prefetture presso cui è istituito il fondo per gli indennizzi dei famigliari stessi che vi potrebbero ricorrere in via amministrativa.

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Il Messaggero