Dpcm, la sfida del cinema salentino: «Noi restiamo aperti». Ma poi si arrende: «Multa salata, chiudiamo»

Dpcm, la sfida del cinema salentino: «Noi restiamo aperti». Ma poi si arrende: «Multa salata, chiudiamo»
C'è un cinema che voleva restare aperto malgrado le norme del nuovo Dpcm del governo, ma poi ha dovuto desistere. Succede vicino Lecce, come racconta il Quotidiano...

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C'è un cinema che voleva restare aperto malgrado le norme del nuovo Dpcm del governo, ma poi ha dovuto desistere. Succede vicino Lecce, come racconta il Quotidiano di Puglia. «All'ingresso ho affisso un cartello con la scritta 'Io resto aperto': tenere il cinema aperto è una forma di disobbedienza civile per protesta contro questa chiusura che non ha senso perché il cinema resta tra i luoghi più sicuri e controllati». Questa la sfida di Antonio Mosticchio, titolare del cinema «Multiplex Sala Fasano» di Taviano, in Salento. Che alla fine però ha dovuto cedere.

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«Non esistono evidenze scientifiche di focolai dovuti a cinema e teatri che da sempre sono stati i luoghi più sicuri in quanto garantiscono il mantenimento della distanza di sicurezza, l'uso delle mascherine, il continuo ricambio di aria e la sanificazione dei posti a sedere», spiegava il gestore. «Noi resteremo aperti - aveva aggiunto Mosticchio - perché in questo momento storico il cinema è più che mai anche una forma di evasione e di arte che garantisce intrattenimento e un apporto terapeutico in un periodo di forte stress psicologico».

Poi il passo indietro. Alla fine ha desistito e ha deciso di tenere chiuso il suo cinema. Il cartello è stato rimosso. Ad indurre l'uomo a mettere fine a quella che aveva definito una disobbedienza civile contro l'ultimo Dpcm che chiude anche cinema e teatri, l'aver preso atto di una sanzione prevista in caso di mancata chiusura dai mille a 5mila euro. Assieme all'esercente sarebbero stati multati con 400 euro a testa anche gli avventori. «Inoltre, con me sarebbero stati multati anche i miei dipendenti - dice l'uomo - Stando così le cose da solo non posso fare altro che chiudere, non ho le forze economiche per difendermi.»

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Il Messaggero