Febbre alta e difficoltà respiratoria prolungate nel tempo, 15 giorni tondi tondi, una polmonite acuta a tutti gli effetti. E come estrema cura, ultimo tentativo, il...
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LE TESTIMONIANZE
La loro analisi, basata su testimonianze dirette e indirette dell’epoca, è pubblicata su Internal and Emergency Medicine, la rivista della Società italiana di medicina interna (Simi). Per cercare una soluzione al giallo della morte di Raffaello, i ricercatori hanno confrontato le informazioni contenute ne’ “Le vite” appunto del Vasari con testimonianze di personaggi storici coevi del pittore e presenti a Roma in quel periodo, come quella di Alfonso Paolucci, ambasciatore del duca di Ferrara Alfonso I d’Este o alcuni documenti riscoperti nell’Ottocento dallo storico dell’arte Giuseppe Campori. «Il decorso della malattia unito ad altri sintomi indurrebbe a pensare a una forma di polmonite», spiega Michele Augusto Riva, ricercatore di Storia della medicina dell’Università di Milano-Bicocca. «Non possiamo affermarlo con sicurezza né possiamo ipotizzare se sia stata di origine batterica o virale come l’attuale Covid-19, ma tra le varie cause è quella che più corrisponde a quanto ci viene raccontato: un decorso acuto ma non immediato, la mancanza di perdita di coscienza, assenza di sintomi gastroenterici e febbre continua».
Ecco come si spiega l’aver escluso gli altri morbi. La sifilide è una malattia dal decorso molto lungo «mentre i testimoni ci raccontano di una malattia sviluppatasi all’improvviso, che porta alla febbre e alla morte sopraggiunta dopo 8-10 giorni. Per quanto la sifilide fosse molto diffusa nel ‘500, i sintomi descritti sullo stato di salute di Raffaello non vanno in quella direzione» continua il professore. Esclusi anche malaria e tifo. «La malaria ha come sintomi febbri intermittenti - osserva il ricercatore di Milano-Bicocca - mentre quella di Raffaello fu continua. Inoltre, in quegli anni non vengono segnalate epidemie di tifo, malattia che, soprattutto per le condizioni igienico-sanitarie di quei tempi, aveva un alto tasso di contagiosità». Non solo. «La sua malattia stata di natura infettiva - prosegue la sua diagnosi medico-storica Michele Riva - ha causato la comparsa di una febbre, ma non stata invalidante: Raffaello riesce a fare testamento, a individuare gli eredi, dare gli ultimi ordini, vigile e cosciente».
LA PRATICA
A peggiorare però il quadro clinico ci sarebbe stato anche un errore medico: la pratica del salasso. «Secondo la teoria degli umori, derivata dalla tradizione medica ippocratica-galenica e allora in voga, si pensava che un eccesso di sangue potesse causare la febbre.
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Il Messaggero