«Il bene del paziente prima di tutto» non valeva per una dirigente dell'ospedale di Saronno, nel Varesotto: nonostante la situazione disperata dell'emergenza...
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Nell'ordinanza firmata dal gip, Luisa Bovitutti, si leggono anche alcuni commenti sprezzanti: «Mi dispiace per i pazienti, però...ho detto: mi spiace non ne ho», raccontava al telefono l'arrestata riferendosi ai reparti che le chiedevano con urgenza i pezzi di ricambio per i pazienti in gravi condizioni. Ma non solo: si premurava di mettere in difficoltà altre aziende di prodotti medicali, sempre per favorire il suo amante. E cercava, dicendo di no alle richieste interne, di favorire nuovi ordinativi che dirottava verso di lui. Si trattava quasi sempre di materiale per intubare i pazienti, come lame e pile per laringoscopi: prodotti altamente specifici, negati deliberatamente ai reparti intensivi, e poi sottratti, per essere rivenduti; oppure procurati tramite ordini di acquisto ingigantiti.
Carabinieri e Fiamme Gialle hanno alla fine eseguito un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Busto Arsizio (Varese) nei confronti di un medico 59enne e un 49enne di Barlassina (Monza Brianza), amministratore di una società specializzata in dispositivi medici, la Aritec Srl. Il medico arrestato, Sara Veneziano, nelle telefonate intercorse con il presunto complice, l'imprenditore Andrea Arnaboldi, con cui secondo le indagini la donna ha una relazione, chiedeva insistentemente di far pagare le pile per laringoscopi sottratte «almeno 250 euro l'una» vista la carenza che imperversava. Per entrambi gli arrestati il reato contestato è peculato in concorso, e l'uomo dovrà rispondere anche di autoriciclaggio.
Il Messaggero