Il tema, su cui è in corso una riflessione è come aiutare l’economia che sta vacillando per le conseguenze dell’epidemia del coronavirus partita da...
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Coronavirus, tutti negativi i 1.800 passeggeri della nave da crociera a Hong Kong: a bordo anche 35 italiani
CONTROLLI
Ripartiamo dagli aeroporti e dalla rete di controlli su cui lavora la Protezione civile in realtà al di fuori dall’ordine del giorno del vertice di questa mattina. La novità: termoscanner, vale a dire la misurazione automatica di tutti i passeggeri che arrivano negli aeroporti, anche per i voli nazionali. Oggi succede solo per gli internazionali, con l’obiettivo di intercettare viaggiatori provenienti da aeree a rischio o semplicemente contagiati in giro per il mondo, che hanno utilizzato voli in connessione. Bene, il ragionamento che stanno facendo alla Protezione civile, il cui responsabile Angelo Borrelli è anche commissario per l’emergenza coronavirus, è semplice: visto che la macchina negli aeroporti italiani è già operativa per i voli internazionali, si può aumentare la copertura dei controlli anche sui nazionali senza grande sforzi.
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La decisione sarà presa solo in queste ore e in alcuni scali, in realtà, poiché c’è un unico flusso di uscita già si controllano i voli nazionali, ma l’obiettivo è rendere sistematica la misurazione della febbre ovunque. A livello internazionale si amplia, giorno per giorno, la platea dei contagiati e dei paesi coinvolti, ma bisogna dosare con oculatezza tutte le misure, perché si rischia un danno per l’economia enorme, che va a incidere sulle vite di tutti noi. Ci sono aziende italiane la cui esistenza dipende dai rapporti commerciali con la Cina. Quindi non è solo un problema del turismo, che comunque è in enorme sofferenza visto che solo a Roma s’ipotizza un danno da 500 milioni di euro per il settore alberghiero. L’Italia è l’unico paese europeo ad avere bloccato i voli diretti con la Cina (ma anche con Taiwan) tanto che i rappresentanti diplomatici del colosso asiatico hanno già espresso il loro dispiacere e chiesto di fare marcia indietro.
Il risultato ottenuto è stato quello di complicare la vita ai 600 italiani che si trovano ancora in Cina (ovviamente nelle zone non isolate) che devono affrontare strane triangolazioni se vogliono tornare in Patria. Ma soprattutto ha bloccato in Italia una parte dei turisti cinesi che stavano per tornare a casa. I voli speciali che dovevano dare una parziale risposta non hanno funzionato, le compagnie cinesi alla fine ne hanno organizzato solo quattro e dal loro paese sono arrivati vuoti. L’altro giorno il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha ripetuto che il blocco (previsto fino al 28 aprile) «resterà fino a quando le autorità sanitarie lo riterranno opportuno». In linea di massima, però, in campo ci sono sensibilità differenti: la Farnesina non chiude alla possibilità di riaprire gradualmente i voli diretti con la Cina, aumentando semmai i controlli negli aeroporti; al Ministero della Salute c’è maggiore prudenza e nel vertice di questa mattina con il premier Conte si dovrà sciogliere anche questo nodo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero