Coronavirus, Conte a El Pais: «Riaperture in termini proporzionali, serrata non può durare troppo»

Per riaprire l'Italia dopo l'emergenza coronavirus si ragionerà «in termini di proporzionalità». A dirlo, in un'intervista a El Pais,...

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Per riaprire l'Italia dopo l'emergenza coronavirus si ragionerà «in termini di proporzionalità». A dirlo, in un'intervista a El Pais, è il premier Giuseppe Conte. E a chi gli chiede se la serrata delle attività produttive potrà durare molto Conte replica: «no, è una misura durissima dal punto di vista economico. È l'ultima misura che abbiamo preso e non può prolungarsi troppo. Per scuole e università, invece, si possono introdurre modifiche affinché gli studenti non perdano l'anno o l'esame», spiega al quotidiano spagnolo.


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Il picco dei contagi è vicino. «Siamo nella fase più acuta. È difficile fare previsioni esatte. Gli esperti sono ancora cauti, ma è ragionevole pensare che siamo vicini al picco - ha spiegato Conte - Sabato abbiamo superato le 10.000 vittime e questo ci fa molto male e dovrebbe allertare la comunità internazionale. Ma allo stesso tempo ieri abbiamo avuto anche il numero record di cure: 1.434. Voglio esprimere la nostra vicinanza e solidarietà al governo spagnolo e alla sua popolazione. È un dramma che conosciamo molto bene e posso immaginare le difficoltà che affrontano. Vogliamo uscire da questa crisi il più presto possibile, tra l'altro, per aiutare altri paesi come la Spagna con medici, respiratori e dispositivi di protezione individuale.

 

Unione europea in difficoltà. Il rischio che l'emergenza coronavirus dia linfa all'anti-europeismo in Paesi come in Italia «è evidente. Gli istinti nazionalisti, in Italia ma anche in altri Paesi, saranno molto forti se l'Ue non sarà all'altezza». Lo dice il premier Giuseppe Conte in un'intervista a El Pais. Conte ribadisce che lavora per un'Europa più sociale e avverte: «il numero di disoccupati che si avrà dopo questo tsunami sarà molto alto. Dobbiamo poter avvivare a capo di una ricostruzione prima che ciò avvenga».

Chi si oppone in Ue alle richieste italiana «ragiona con una mentalità vecchia, con un'ottica inadeguata a questa crisi, che è simmetrica ed eccezionale», spiega il premier italiano. E a chi gli chiede se l'Italia insisterà con gli eurobond Conte risponde: 
«l'ho chiamato Piano di Ripresa europea e Re-investimento; non penso a un solo strumento ma è il momento di introdurre strumenti di debito comune europeo». «Il problema non è quando si uscirà dalla recessione ma uscirne il prima possibile. Il tempo è fattore chiave», aggiunge.

«L'Italia non chiede di condividere tutto il suo debito pubblico accumulato finora, che resterà a carico di ciascun Paese. L'Italia aveva avuto un comportamento ottimale fino a questo momento, anche sul fronte del debito. Il deficit del 2019 doveva chiudersi al 2,2 e abbiamo ottenuto 1,6%. Nessuno chiede all'Ue di farsi carico dei debiti sovrani ma solo di essere capace di assestare un colpo unitario per uscire da questo tsunami», spiega il premier.

 

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Il Messaggero