Coronavirus, gli under 18 sotto osservazione: divieto di stare in gruppo

Coronavirus, gli under 18 sotto osservazione: divieto di stare in gruppo
ROMA Vittime e carnefici. Perché sani, forti e potenzialmente asintomatici. Dunque prima segregati, poi in libertà vigilata proprio quando esploderà...

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ROMA Vittime e carnefici. Perché sani, forti e potenzialmente asintomatici. Dunque prima segregati, poi in libertà vigilata proprio quando esploderà l'estate. Saranno i giovani a subire restrizioni nette una volta che scatterà un graduale allentamento. La fase 2 non prevede raduni in piazza, se non in due massimo tre. E sempre alla dovuta distanza. Sarà l'estate delle mascherine e guai a trasgredire, cauti e buonsenso consigliano gli esperti, anche l'amore, ai tempi del coronavirus non è cosa.


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Lo psicologo Stefano Callipo, presidente dell'Osservatorio violenza e suicidio è preoccupato. «Limitazioni che arrivano dopo una fase di sacrifici, alla loro età il bisogno di condivisione è forte. A questo aggiungiamo i fidanzatini, mantenere le distanze è uno stress, prevedo trasgressioni. Nel frattempo, sono aumentate le ore che passano davanti a social e videogiochi, anche 18/19 al giorno». Sono saltate le regole, i genitori sono più accondiscendenti, spiazzati anche loro dentro questa bolla maledetta. «Bisogna organizzare loro la giornata, dargli orari e regole. Hanno bisogno di scaricare fisicamente le tensioni, lo sport è fondamentale». Emozioni, stanchezza, tutto congelato. «Persi i contatti fisici ed emotivi, anche le coccole, pure se solo su richiesta, specie dei nonni. Purtroppo secondo me lo ricorderanno a lungo questo momento, quando avranno perso relazioni e adolescenza dopo un anno».

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LE SEGNALAZIONI
«Stanno crescendo i casi di ragazzi che non vogliono più uscire di casa - segnala invece Maura Manca, psicoterapeuta e presidente dell'Osservatorio nazionale sull'adolescenza - si sono adattati e i genitori sono preoccupati, se continua così ci giochiamo la salute mentale a lungo termine. I ragazzi l'hanno capito che non torna la vita normale, che non è una vacanza ma c'è un problema serio. Si rischia un isolamento fisico e psichico, vanno spinti a uscire, a buttare l'immondizia, ad aiutarci nella spesa. Che si tenga conto di questo nei decreti, che l'isolamento non diventi la loro realtà, oltre a bar e ristoranti si pensi ad attività anche per loro, altrimenti sarà complesso a settembre farli uscire per tornare a scuola. O viceversa, accadrà che in mancanza di un adulto trasgrediranno. Comunque non lo reggono tutto questo tempo, o si deprimono o vìolano le regole. Per non parlare del ritorno a scuola, robottini senza la parte ludica: aiutiamoli, altrimenti si ribelleranno e faranno da soli. E saranno guai».In tutto ciò, per Alberto Villani, pediatra del Bambino Gesù e presidente della società italiana di Pediatria, «è fondamentale il supporto della famiglia, dobbiamo trasmettere positività in una situazione drammatica. Adolescenti e preadolescenti hanno dimostrato una grande maturità, abituati più di noi a gestire le tecnologie, l'importante è che abbiano uno schema della giornata, studio, gioco, sport. Con le dovute cautele si tornerà alla normalità, si potrà andare a trovare il nonno, senza abbracci e con la mascherina».


Anche Vincenzo Ricciardi, psicologo e allenatore di una squadra di calcio giovanile vede una luce in fondo al tunnel: «Manca a tutti il contatto diretto ma bisogna ammettere che i rapporti tra ragazzi sono già molto mediati dalla tecnologia, anche quando sono insieme sono spesso al cellulare. Ora in cuffia, con la play, continuano a tenere un filo diretto tra loro. Un periodo di noia e riflessione può anche esser utile, ha rotto la frenesia della vita. Purché non duri troppo».

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Il Messaggero