Coronavirus Bergamo, le onoranze funebri: «Nessuno ci ascolta, dobbiamo fermarci».In 20 giorni 600 morti

È «drammatica» in Provincia di Bergamo la situazione delle Rsa e dei centri diurni che «in soli venti giorni hanno visto oltre 600 decessi su 6.400 posti...

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È «drammatica» in Provincia di Bergamo la situazione delle Rsa e dei centri diurni che «in soli venti giorni hanno visto oltre 600 decessi su 6.400 posti letto»: così hanno scritto i responsabili delle strutture in una lettera di richiesta di sostegno indirizzata all'Ats e alla Regione. «Mentre scriviamo la situazione - si legge nella lettera del 25 marzo - continua ad evolvere in peggio. Siamo in ginocchio anche sul versante operativo perché quasi duemila dei cinquemila operatori risultano assenti per malattia, quarantena o isolamento».

Sono giorni che se ne parla. E alla fine la situazione coronavirus è diventata ingestibile. Per le imprese di onoranze funebri della provincia di Bergamo infatti, è arrivato il momento di fermarsi «e tutelare così la vita e la salute dei cittadini», è quanto si legge in una nota della
Lia, che raggruppa gli imprenditori del settore. «Nonostante gli appelli (inascoltati) dei giorni scorsi, l'assenza di un monitoraggio sanitario sugli operatori da parte delle autorità, e la difficoltà nell'approvvigionamento di dispositivi di protezione, continuano ad esporre la collettività, soprattutto anziani, malati e disabili, ad un enorme rischio di contagio», si sottolinea. «Nelle condizioni attuali, chi entra ed esce quotidianamente dalle strutture sanitarie e dalle abitazioni dei parenti dei defunti, diventa infatti non solo una facile preda, ma anche un veicolo perfetto per la diffusione del virus Covid-19. A costo di mettere a rischio il futuro delle loro stesse aziende, gli imprenditori della categoria seguiranno la propria coscienza, interrompendo le attività nel giorno di lunedì 30 marzo», si annuncia.

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«Le uniche soluzioni affinché il servizio possa continuare nel rispetto della sicurezza dei cittadini restano il monitoraggio degli operatori tramite tamponi periodici, così come dovrebbe essere per tutti gli operatori sanitari, e un canale di fornitura prioritario (a pagamento) di dispositivi di protezione individuale. «Dopo aver più volte lanciato l'allarme, siamo chiamati a fare l'unica scelta responsabile per il bene della collettività. Abbiamo dato tutto quello che potevamo sul campo, ogni giorno e ogni notte, perdendo anche amici e colleghi. Vorremmo fortemente continuare con lo stesso impegno, ma in assenza di un intervento delle istituzioni, per noi la priorità è difendere la cittadinanza, della quale anche noi facciamo parte», spiega Antonio Ricciardi, presidente categoria onoranze funebri Lia Bergamo. «Chi oggi fa annunci sul garantire il servizio senza protezioni o controlli è un irresponsabile, o non ha ben chiaro a quali pericoli sta esponendo tutta la collettività. Non si tratta di garantire o non garantire un servizio. Si tratta di non contribuire alla diffusione di un virus che sta uccidendo centinaia di persone», conclude Ricciardi.

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Il Messaggero