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«Cerveteri come il Marocco». Non è una battuta di quelle che si fanno in estate quando l’afa incombe, invece è l’allarme siccità che suona alle porte di Roma, nella zona etrusca, dopo lo studio dell’Anbi, associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue. La pandemia, la guerra, l’aumento delle materie prime e del gasolio e ora anche la mancanza di pioggia. Un nuovo incubo si è materializzato per i tanti agricoltori del litorale nord. Le cose non erano andate nel verso giusto già nel 2022 e anche all’inizio del nuovo anno la situazione non sembra essere migliorata. Insomma, la pioggia caduta ieri è solo una “goccia nel mare” visto che a gennaio non ne era scesa nemmeno una.
Per l’Anbi dunque a Cerveteri sono caduti 250 millimetri di pioggia nell’ultimo anno (ciò equivale secondo il report a -68% sulla media complessiva), praticamente pari a quanto accade nelle regioni aride del Nord Africa e del Medio Oriente.
Si cercano soluzioni. «Bisognerebbe pensare alla realizzazione di grandi invasi, ad esempio – aggiunge ancora Ferri - dove poter raccogliere l’acqua piovana. Serve una pianificazione a livello nazionale, altrimenti le colture italiane subiranno dei cambiamenti». Il rischio concreto è che alcuni alimenti coltivati sul territorio nazionale e dunque anche etrusco, potrebbero sparire per lasciare il posto a nuovi prodotti. Tutto ciò ha comportato maggiori sacrifici soprattutto per chi ha investito nell’ultimo periodo in termini di fatica e di soldi. «Non potendo contare sull’acqua piovana – spiega Roberto Seri della Confederazione Italiana Agricoltori Ladispoli-Cerveteri – i contadini sono costretti ad irrigare utilizzando di più i pozzi del Consorzio di bonifica con inevitabili costi maggiorati in bolletta per il consumo. Non meno grave l’aspetto del carburante. Più è arida la terra, più volte si deve passare con trattori e mezzi meccanici, più nafta viene utilizzata. A Cerveteri e Ladispoli è stato necessario persino annaffiare i vigneti nei mesi scorsi. Un tempo bastava la pioggia». E il carciofo? Nei prossimi mesi scatterà la prestigiosa sagra ladispolana. «Il cambiamento climatico incide sempre – conclude Seri – bisogna riorganizzarsi».
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