«Cerveteri come il Marocco». Non è una battuta di quelle che si fanno in estate quando l’afa incombe, invece è l’allarme siccità che suona alle porte di Roma, nella zona etrusca, dopo lo studio dell’Anbi, associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue. La pandemia, la guerra, l’aumento delle materie prime e del gasolio e ora anche la mancanza di pioggia. Un nuovo incubo si è materializzato per i tanti agricoltori del litorale nord. Le cose non erano andate nel verso giusto già nel 2022 e anche all’inizio del nuovo anno la situazione non sembra essere migliorata. Insomma, la pioggia caduta ieri è solo una “goccia nel mare” visto che a gennaio non ne era scesa nemmeno una.
Per l’Anbi dunque a Cerveteri sono caduti 250 millimetri di pioggia nell’ultimo anno (ciò equivale secondo il report a -68% sulla media complessiva), praticamente pari a quanto accade nelle regioni aride del Nord Africa e del Medio Oriente. Ha piovuto davvero poco negli ultimi mesi con precipitazioni al di sotto della media per oltre il 70%. «È ormai acclarata la necessità di un urgente programma di interventi articolati quanto coordinati e multifunzionali, capaci di trattenere le acque, soprattutto da pioggia, per utilizzarle nel momento del bisogno», è quanto detto dal direttore generale dell’Associazione, Massimo Gargano riferendosi a Cerveteri e a tante altre città dello Stivale. «Questo - prosegue - va affiancato a una costante ricerca nell'ottimizzazione irrigua, senza dimenticare l'efficientamento delle reti idriche, né le possibilità di utilizzo delle acque reflue».
Si cercano soluzioni. «Bisognerebbe pensare alla realizzazione di grandi invasi, ad esempio – aggiunge ancora Ferri - dove poter raccogliere l’acqua piovana. Serve una pianificazione a livello nazionale, altrimenti le colture italiane subiranno dei cambiamenti». Il rischio concreto è che alcuni alimenti coltivati sul territorio nazionale e dunque anche etrusco, potrebbero sparire per lasciare il posto a nuovi prodotti. Tutto ciò ha comportato maggiori sacrifici soprattutto per chi ha investito nell’ultimo periodo in termini di fatica e di soldi. «Non potendo contare sull’acqua piovana – spiega Roberto Seri della Confederazione Italiana Agricoltori Ladispoli-Cerveteri – i contadini sono costretti ad irrigare utilizzando di più i pozzi del Consorzio di bonifica con inevitabili costi maggiorati in bolletta per il consumo. Non meno grave l’aspetto del carburante. Più è arida la terra, più volte si deve passare con trattori e mezzi meccanici, più nafta viene utilizzata. A Cerveteri e Ladispoli è stato necessario persino annaffiare i vigneti nei mesi scorsi. Un tempo bastava la pioggia». E il carciofo? Nei prossimi mesi scatterà la prestigiosa sagra ladispolana. «Il cambiamento climatico incide sempre – conclude Seri – bisogna riorganizzarsi».