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Si erano innamorati di quell’appartamento che volevano comperare come investimento, per trascorrere l’estate in un posto che amavano. Non pensavano, la mamma e il figlio, che per loro sarebbe cominciato un calvario. Fatto di brutte sorprese, di denunce e di aule di tribunale. Invece, è andata proprio così. Inizia la prossima settimana il processo a carico del titolare di un’agenzia di Montebelluna (Treviso), accusato di truffa ai danni dei due compratori.
IL CALVARIO
Tutto comincia nell’estate del 2017 quando il figlio, che lavora all’estero, va a trovare la madre, residente nel veneziano, e insieme si recano a trascorrere un periodo di vacanza ad Alleghe. Passeggiando per il piccolo centro, caratterizzato da un bel lago e da un clima favorevole per contrastare la calura estiva, adocchiano un appartamento in vendita. È in ottima posizione, ha una bella vista e sembra perfetto per loro. Si annotano il numero dell’agenzia e, conclusa la vacanza, si recano a Montebelluna, dove si trova appunto l’agenzia immobiliare che propone l’interessante proposta. Sono decisi a comperare la dimora, anche come forma di investimento. Il prezzo è abbordabile. Una volta preso appuntamento con il titolare, all’epoca dei fatti, nonchè legale rappresentante dell’agenzia chiedono le specifiche, visionano le mappe catastali, conteggiano il numero di stanze. Il prezzo va bene. Così decidono di concludere l’affare. E firmano un preliminare per l’acquisto, pattuendo un prezzo di poco inferiore ai 250mila euro.
La trattativa, però, ad un certo punto si incaglia. Il titolare dell’immobiliare che ha trattato con loro chiede 20mila euro sull’unghia, minacciando di stracciare i due contratti preliminare - perché nel frattempo ne era stato firmato anche un secondo - se non avesse ricevuto quei soldi. Il denaro deve essere consegnato in contanti. Minaccia anche di non restituire l’assegno che i due avevano firmato come caparra per bloccare l’acquisto, pari a 20mila euro, oltre ad un altro assegno per un importo di poco inferiore ai 10mila euro, che aveva richiesto a titolo di mediazione. I due assegni erano stati emessi dal figlio, ma questi nuovi 20mila euro, in contanti, provvede a versarli l’anziana signora che, con il figlio, si era innamorata del buen retiro ad Alleghe. Il problema nasce dal fatto che l’agente immobiliare, secondo l’accusa, avrebbe trattenuto per sé il denaro, senza imputarlo come caparra facendo, di fatto, lievitare il prezzo dell’immobile che da 250mila euro a poco meno di 270mila euro.
LA DENUNCIA
Siamo a dicembre del 2017.
Il Messaggero