MILANO «Hanno ucciso per futili motivi dopo una banale lite, devono restare in carcere». Lo ha deciso il gip Manuela Scudieri, che ha convalidato i fermi due...
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IL CORPO NEL TROLLEY
Il pm Paolo Storari, nella richiesta di custodia in carcere per i primi due fermati accolta dal giudice, ha evidenziato per i due i pericoli di reiterazione del reato, fuga e inquinamento probatorio. Gli inquirenti sono finalmente riusciti a dare un nome alla vittima, ventenne colombiano, anche se sono in attesa degli ultimi riscontri per la certezza. Il giovane, stando a quanto ricostruito finora, è stato ucciso dopo una lite durante una grigliata in giardino nell’appartamento di via Carlo Carrà del trentottenne. Quest’ultimo è in carcere con l’accusa di aver aiutato i due ventunenni - accusati, invece, di averlo ammazzato a coltellate - a fare a pezzi il cadavere con un’accetta. Il corpo è stato poi dato alle fiamme in via Cascina dei prati, dove è stato trasportato con un carrello dopo essere stato rinchiuso in un trolley, per provare a distruggere le prove. Stando alle indagini, alla festa nella casa hanno partecipato otto persone, tutte sudamericane, ma a uccidere l’ospite arrivato a Milano da pochi giorni sarebbero stati i due coetanei.
GLI INTERROGATORI
Il movente non è stato ancora definitivamente accertato, ma gli inquirenti lo hanno ricondotto a «futili motivi» dovuti a vecchie ruggini risalenti a quando i giovani vivevano in Colombia. E hanno escluso, invece, contrasti nel mondo del narcotraffico o delle gang latinoamericane. Gli investigatori sono ancora al lavoro per definire con precisione i ruoli nell’omicidio e nella distruzione del cadavere mentre, da quanto si è saputo, l’identità della vittima è stata accertata, anche se mancano ancora elementi per la conferma definitiva. Negli interrogatori di ieri, intanto, il ventunenne accusato dell’omicidio ha provato a scaricare le responsabilità su altri, mentre il trentottenne si è avvalso della facoltà di non rispondere. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero