Bologna, resti umani trovati nel bosco: esame del dna per due persone scomparse anni fa

Verrà fatto un confronto del dna dei resti umani ritrovati giorni fa a Monterenzio (Bologna). In particolare, gli inquirenti vogliono stabilire se si tratta dei resti...

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Verrà fatto un confronto del dna dei resti umani ritrovati giorni fa a Monterenzio (Bologna). In particolare, gli inquirenti vogliono stabilire se si tratta dei resti di Nicola Menetti, un pensionato scomparso 12 anni fa a Frassineta di Monghidoro (Bologna). A confronto anche il Dna del rapper Domenico D'Amato, sparito sempre nel Bolognese nel 2017. Lo ha comunicato Barbara Iannuccelli, l'avvocato che assiste le famiglie di molte persone scomparse.

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Il ritrovamento

A decidere il confronto è stata la procura, dietro segnalazione dei carabinieri perché - dice Iannuccelli - la banca dati nazionale del dna non viene ancora aggiornata automaticamente dalla medicina legale di Bologna. Si tratta di un teschio, un femore, un bacino e varie altre ossa, che sono state ritrovate a inizio febbraio dai cani delle unità cinofile della Croce Rossa, che si trovavano lì per una normale esercitazione.

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Le dichiarazioni

«Monterenzio è vicino a Monghidoro - ha spiegato l'avvocato Iannuccelli - dove scomparve il 20 febbraio 2009 Nicola Menetti, e visto il recente ritrovamento, ho provato ad avere informazioni dall'Istituto di Medicina Legale di Bologna per capire se il profilo genetico di Menetti, sviluppato a suo tempo, fosse stato già inserito nella banca dati nazionale dei Dna. La risposta è stata negativa, perché l'Istituto non è ancora accreditato per alimentare la banca dati nazionale», così il legale che assiste la famiglia di Menetti.

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Per Iannuccelli questa scoperta è stata di grande sconforto, dal momento che la banca dati fu salutata come strumento risolutivo per consentire in maniera rapida e sicura l'identificazione di eventuali resti umani. «Per fortuna - ha concluso il legale - per Nicola Menetti e Domenico D'Amato verrà fatta una comparazione diretta, ma senza la memoria storica mia o dei comandanti delle stazioni Carabinieri interessate, nessuno sarebbe stato in grado di provare ad attribuire questi resti a una persona scomparsa, e nel 2021 questa è una cosa da medioevo».

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Il Messaggero