Abbassare il limite dell’imputabilità da 14 a 12 anni. Escludere le premialità previste per i reati compiuti dai minori se c’è l’aggravante...
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IL FENOMENO
Nella relazione inviata al Parlamento dalla Direzione investigativa antimafia si parla di azioni connotate spesso da “ingiustificata ferocia”, di episodi “riprovevoli e violenti”, espressione di una vera e propria deriva socio-criminale”. Ma il fenomeno è in aumento in tutte le città italiane. Gli ultimi dati sono stati forniti dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza su un campione di 7.000 adolescenti sul territorio nazionale: il 6,5 per cento degli adolescenti fa parte di una gang, il 16% ha commesso atti vandalici e 3 ragazzi su 10 hanno partecipato a risse. Arriverà anche il momento della prevenzione (la reintroduzione dell’educazione civica nelle scuole va in questa direzione) ma per ora la Lega punta alla repressione e alla certezza della pena.
«Bisogna far passare il concetto che un minore di 12 anni non è più quello del passato. Le nuove generazione sono più precoci», la premessa alla base del testo di legge. «L’obiettivo – osserva Cantalamessa – è quello di aggiornare il diritto penale». Il sistema penale italiano prevede che il minore “non imputabile”, perché al momento del fatto non aveva compiuto ancora quattordici anni o perché, pur avendoli compiuti, è stato riconosciuto incapace di intendere e di volere”, venga prosciolto, cioè non assoggettato a pena. Questo non vuol dire che nei confronti del minore non venga disposta nessuna misura, laddove sia considerato pericoloso.
LE NORME
L’articolo 224 recita: «Qualora il fatto commesso da un minore degli anni quattordici sia preveduto dalla legge come delitto, ed egli sia pericoloso, il giudice, tenuto specialmente conto della gravità del fatto e delle condizioni morali della famiglia in cui il minore è vissuto, ordina che questi sia ricoverato nel riformatorio giudiziario o posto in libertà vigilata».
Il Messaggero