Ha acquistato solfato di tallio su internet da un'azienda di Padova, poi lo ha sciolto nelle bottiglie di acqua custodite nella cantina della villa di Nova Milanese (Monza)...
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Scoperto a seguito di una lunga indagine dei carabinieri, Mattia Del Zotto, 28 anni, è stato assolto dal Gip del Tribunale di Monza perché ritenuto totalmente incapace di intendere e volere al momento dei fatti, come lo hanno definito il perito incaricato dal giudice e quello della difesa. Per lui l'accusa aveva invece chiesto l'ergastolo per omicidio volontario plurimo e lesioni plurime, anche a fronte della perizia tecnica di parte che lo aveva invece giudicato solo parzialmente incapace di intendere e volere, tanto da avere la facoltà di pianificare l'acquisto del letale veleno e attuare il suo piano di morte. Ora Del Zotto dovrà restare, per decisione del Gip, dieci anni in una struttura psichiatrica.
Timido, silenzioso, sempre chiuso nella sua stanza dove trascorreva il suo tempo al computer «in cerca di lavoro», divenendo via via sempre più schivo fino ad evitare i suoi familiari, per i quali non era scontato provare dell'affetto «solo per il fatto di essere parenti» come lui stesso ha detto agli inquirenti, stando a quanto emerso nel corso delle indagini Mattia ha contattato un'azienda veneta a fine estate 2017, ha commissionato l'acquisto del solfato di tallio e poi è andato a ritirarne sei confezioni di persona. Quindi ha avvelenato l'acqua, utilizzandone solamente una. Le altre cinque le hanno trovate i carabinieri nella sua stanza. Per i nonni paterni e una zia non c'è stato scampo, mentre per altri zii e la badante di casa, dopo una lunga degenza in ospedale, fortunatamente le cure hanno funzionato.
A lungo i carabinieri della compagnia di Desio (Monza) e la Procura di Monza hanno faticato per capire cosa fosse accaduto. Tutti i contaminati dal tallio avevano iniziato a stare male uno dopo l'altro dopo essere rientrati da una vacanza di famiglia in Friuli, dove tra fine anni Novanta e i primi anni 2000 due persone morirono avvelenate dallo stesso metallo pesante. A lungo le indagini sono proseguite su un doppio binario, con controlli e rilievi sia nella villa di Nova Milanese che nel cascinale di famiglia in campagna a Varmo, in provincia di Udine.
Investigando su tutta la famiglia infine, gli inquirenti sono risaliti al 28 enne, arrestandolo.
Il Messaggero