OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
«Abbiamo chiesto a chi doveva e ne aveva il potere di fermarlo e di curarlo. Quelle telefonate sono state registrate e sono agli atti del fascicolo. Perché ce le nega?». È l'appello disperato di Antonella Zarri, madre di Alice Scagni, la donna di 34 anni uccisa dal fratello Alberto, 42 anni, la sera dell'1 maggio scorso a Genova.
La mamma di Alice e Alberto ha scritto una lunga lettera scritta al procuratore del capoluogo ligure chiedendo di divulgare le telefonate in cui i familiari chiedevano aiuto per curare Alberto, affetto da una malattia mentale, alle istituzioni preposte. Una richiesta di aiuto che, secondo Zarri, è rimasta inascoltata, portando alla tragedia: «Ci siamo imbattuti in una fredda e ignorante burocrazia» scrive nella lettera di denuncia pubblicata da Secolo XIX e a La Stampa.
La lettera: «Mio figlio stava male, siamo stati abbandonati»
Le parole della mamma di Alice e Alberto sono attraversate dal dolore di una donna che ha perso in un giorno solo entrambi i suoi figli. Sono parole dure, che rimarcano il fatto che la famiglia è stata lasciata da sola di fronte a una malattia mentale che non poteva essere gestita senza l'aiuto di professionisti. «Ho visto in modo prepotente e spietato insorgere la malattia in Alberto e progredire in modo inesorabile alimentata proprio dall'amore che aveva per sua sorella con la quale aveva sempre avuto un rapporto speciale.
«Abbiamo cercato aiuto nelle istituzioni. Ci siamo imbattuti in una fredda e ignorante burocrazia. Indolente ma prepotente nel suo reiterato e pigro rifiuto di farsi carico del proprio ruolo di garanzia ed aiuto verso i cittadini in difficoltà. Abbiamo chiesto a chi doveva e ne aveva il potere di fermarlo e di curarlo. Quelle telefonate sono state registrate e sono agli atti del fascicolo. Perché ce le nega?».
«Vogliono far calare il silenzio su quanto accaduto»
Il procuratore però nega di considerare le telefonate in questo momento dell'inchiesta: «Daremo i file più avanti. Ora l'inchiesta è su altri aspetti». Ma la donna risponde: «L'inchiesta è su altri aspetti? Forse mia figlia Alice è stata uccisa da altri e non da suo fratello? Io dico da madre alla quale sono stati 'uccisì due figli: abbiate il coraggio di rendere pubblico il drammatico dialogo di un genitore che invoca disperatamente aiuto sapendo che il proprio figlio, delirante, impazzito, sta per uccidere sua sorella, e la risposta delle forze dell'ordine. O forse la vergogna di qualcuno deve essere protetta?».
«Il procedimento è contro ignoti, mi dicono - afferma la donna assistita dall'avvocato Fabio Anselmo - ma io so perfettamente chi sono gli ignoti, li ricordo bene ad uno ad uno. So che questo potrebbe consentire a che rimanga aperto nel limbo per anni. Ho l'atroce sospetto che l'unico motivo per il quale non mi vengono date è quello di far calare il silenzio su ciò che è accaduto».
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero