Alice Scagni, la lettera straziante della madre: «Avevamo chiesto aiuto, lo Stato ci ha abbandonato e ora ci nega la verità»

È l'appello disperato di Antonella Zarri, madre di Alice Scagni, la donna di 34 anni uccisa dal fratello Alberto, 42 anni, la sera dell'1 maggio scorso a Genova

Alice Scagni, la lettera straziante della madre: «Avevamo chiesto aiuto, lo stato ci ha abbandonato e ora ci nega la verità»
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Domenica 7 Agosto 2022, 17:49 - Ultimo aggiornamento: 9 Agosto, 09:34

«Abbiamo chiesto a chi doveva e ne aveva il potere di fermarlo e di curarlo. Quelle telefonate sono state registrate e sono agli atti del fascicolo. Perché ce le nega?». È l'appello disperato di Antonella Zarri, madre di Alice Scagni, la donna di 34 anni uccisa dal fratello Alberto, 42 anni, la sera dell'1 maggio scorso a Genova. 

La mamma di Alice e Alberto ha scritto una lunga lettera scritta al procuratore del capoluogo ligure chiedendo di divulgare le telefonate in cui i familiari chiedevano aiuto per curare Alberto, affetto da una malattia mentale, alle istituzioni preposte.

Una richiesta di aiuto che, secondo Zarri, è rimasta inascoltata, portando alla tragedia: «Ci siamo imbattuti in una fredda e ignorante burocrazia» scrive nella lettera di denuncia pubblicata da Secolo XIX e a La Stampa. 

La lettera: «Mio figlio stava male, siamo stati abbandonati»

Le parole della mamma di Alice e Alberto sono attraversate dal dolore di una donna che ha perso in un giorno solo entrambi i suoi figli. Sono parole dure, che rimarcano il fatto che la famiglia è stata lasciata da sola di fronte a una malattia mentale che non poteva essere gestita senza l'aiuto di professionisti. «Ho visto in modo prepotente e spietato insorgere la malattia in Alberto e progredire in modo inesorabile alimentata proprio dall'amore che aveva per sua sorella con la quale aveva sempre avuto un rapporto speciale. Ho cercato in tutti i modi che conoscevo di arginare quella malattia che mi spaventava sempre di più fino a non riconoscere più mio figlio» scrive la donna. 

«Abbiamo cercato aiuto nelle istituzioni. Ci siamo imbattuti in una fredda e ignorante burocrazia. Indolente ma prepotente nel suo reiterato e pigro rifiuto di farsi carico del proprio ruolo di garanzia ed aiuto verso i cittadini in difficoltà. Abbiamo chiesto a chi doveva e ne aveva il potere di fermarlo e di curarlo. Quelle telefonate sono state registrate e sono agli atti del fascicolo. Perché ce le nega?». 

 

«Vogliono far calare il silenzio su quanto accaduto»

Il procuratore però nega di considerare le telefonate in questo momento dell'inchiesta: «Daremo i file più avanti. Ora l'inchiesta è su altri aspetti». Ma la donna risponde: «L'inchiesta è su altri aspetti? Forse mia figlia Alice è stata uccisa da altri e non da suo fratello? Io dico da madre alla quale sono stati 'uccisì due figli: abbiate il coraggio di rendere pubblico il drammatico dialogo di un genitore che invoca disperatamente aiuto sapendo che il proprio figlio, delirante, impazzito, sta per uccidere sua sorella, e la risposta delle forze dell'ordine. O forse la vergogna di qualcuno deve essere protetta?». 

«Il procedimento è contro ignoti, mi dicono - afferma la donna assistita dall'avvocato Fabio Anselmo - ma io so perfettamente chi sono gli ignoti, li ricordo bene ad uno ad uno. So che questo potrebbe consentire a che rimanga aperto nel limbo per anni. Ho l'atroce sospetto che l'unico motivo per il quale non mi vengono date è quello di far calare il silenzio su ciò che è accaduto». 

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