La squadra mobile nelle prime ore di oggi ha eseguito delle ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di 13 domenicani, di cui 2 minori, appartenenti alla banda dei...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
La rissa in metro Sono accusati anche del pestaggio di due rivali avvenuto lo scorso 7 gennaio nella metropolitana di Sesto Rondò e dell'accoltellamento di altri due sudamericani avvenuto il 13 febbraio successivo nella metropolitana di piazza De Angelis, oltre che del tentato omicidio di un marocchino per debiti di droga avvenuto a Pavia il 16 settembre di due anni fa gli undici dominicani e un salvadoregno, di cui due minorenni, arrestati oggi nell'ambito di un'inchiesta della squadra mobile sulla pandilla dei Trinitario. Una banda latinoamericana molto violenta e molto gerarchizzata di cui si è parlato una prima volta sui giornali nel gennaio 2011, quando in viale Fulvio Testi a Cinisello Balsamo un ragazzo di 22 anni riconducibile a questo gruppo era stato ucciso a accoltellate da decina di sudamericani.
Le indagini L'inchiesta della squadra mobile, partita da questa vicenda e dalla denuncia nel novembre 2011 di un sudamericano vicino al gruppo rivale dei Kommando pestato da tre membri dei Trinitario, ha poi fatto luce sulla pandilla, composta a Milano da una trentina di persone per lo più della Repubblica Dominicana, facente capo fino al 2012 a Jonatahn La Rosa Paniagua, e poi da Ogando Ramirez detto Flaco, ancora oggi «prima suprema di Italia», come gli indagati chiamano la guida suprema nazionale. Gli arrestati sono tutti accusati a vario titolo di associazione per delinquere, due tentati omicidi, lesioni personali, rapina aggravata, porto abusivo d'armi e spaccio di sostanze stupefacenti. Accusa questa contestata a una donna arrestata in flagranza di reato oggi perché trovata in possesso di 80 grammi di cocaina.
La struttura della gang È molto articolata la struttura interna dei trinitario. Oltre al capo e ai vice capi - la prima, la seconda e la terza «suprema», la pandilla si compone di una prima, una seconda e un terza «testa», della «sicurezza», di un «tesoriere», di un «consigliere», di un «superiore del capitolo», di una «voce», di un «incaricato della disciplina», di un «armiere», di un «rappresentante», di un «patriota», di un «segretario», di un «verde», di una «intelligenza», di una «ombra, di un «secondo soldato» e di un «primo soldato».
Il codice trinitario La patria, la morte, Dio, il potere, la lotta, la famiglia, il nemico. Sono parole che ritornano nel codice dei Trinitario, composto da tre norme base: al primo posto c'è la Preghiera, al secondo i «7 punti» e al terzo le «21 norme». I poliziotti della squadra mobile le hanno ricostruite tutte sequestrando una sorta di codice alla «suprema d'Europa» in occasione di una riunione tra gli affiliati e con il sequestro odierno di una sorta di dizionario, trovato a casa degli arrestati insieme a diverse mazze, una spada, una pistola, un machete e collane i cui colori indicavano il ruolo degli affiliati all'interno della banda.
Le regole Recita la Preghiera: «Tre divine persone che lottano ed esistono per una eternità, tre astri che riflettono luce che mai si spegnerà, Luna Stella e Sole, Trinitario fino alla morte sono con il potere e la dignità la mia lotta mai cesserà.
«Davanti a Dio fino alla morte» «Io giuro davanti a Dio e al mondo di essere Trinitario fino alla morte. Io giuro davanti a Dio e al mondo di portare le Norme dei Trinitario fino alla morte. Io giuro davanti a Dio e al mondo di difendere e aiutare i miei fratelli con il mio sangue e la mia vita se è necessario in qualsiasi situazione si trovino. Io giuro davanti a Dio e al mondo di rappresentare i Trinitario e di identificarmi come Trinitario dicendo ADP che significa AMOR DI PATRIA». Questo il giuramento dei Trinitario, così come ricostruito dagli inquirenti.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero