In mani straniere sempre più marchi italiani storici

In mani straniere sempre più marchi italiani storici
(Teleborsa) - L'Italia continua a perdere i suoi marchi storici, dalla moda all'industria alimentare, restando preda degli stranieri. ...

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(Teleborsa) - L'Italia continua a perdere i suoi marchi storici, dalla moda all'industria alimentare, restando preda degli stranieri.



Con l'ultima della lista, ossia Indesit che ha ceduto oltre il 60% del proprio capitale a Whirpool, si è arrivati a parlare di investimenti stimati nel 2014 pari a circa 2 miliardi di euro. Dall'inizio della crisi, invece, sono passati in mani straniere marchi storici dell'agroalimentare italiano per un fatturato di almeno 10 miliardi di euro.



Lo afferma la Coldiretti, sottolineando che l'operazione segue di qualche giorno l'acquisizione della storica gelateria Fassi da parte della società coreana Haitai Confectionery and Foods Co mentre appena il mese scorso l'antico Pastificio Lucio Garofalo ha siglato un accordo preliminare per l'ingresso nella propria compagine azionaria, con il 52 per cento del capitale sociale, di Ebro Foods, gruppo multinazionale spagnolo che opera nei settori del riso, della pasta e dei condimenti.

Nel mese di febbraio c'è stato - continua la Coldiretti - l'acquisto da parte di Blackstone, private equity americano, del 20 per cento delle quote di Versace, la terza operazione nella moda dall'inizio dell'anno a finire nel mirino di investitori stranieri, dopo Krizia e Poltrona Frau.



Nel 2013 - ricorda la Coldiretti - era stata Loro Piana a finire nel gruppo francese LVMH mentre nel 2013 lo storico marchio Valentino è andato negli emiri del Qatar. Sempre nello stesso anno si sono verificate la cessione da parte della società Averna dell'intero capitale dell'azienda piemontese Pernigotti al gruppo turco Toksoz, e il passaggio di mano del 25% della proprietà del riso Scotti ceduto dalla famiglia pavese al colosso industriale spagnolo Ebro Foods.

Nel 2012 abbiamo detto addio alla Star e nel 2011 a Gancia e Parmalat.

La lista è ancora veramente molto molto lunga... e accentua l'amaro in bocca che resta a tutti noi italiani. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero