Il grande cinema I mille volti e i fasti di un'eterna passione

Mastroianni e Ekberg ne La Dolce Vita
Dire cinema significa dire Roma e Il Messaggero, che nella sua lunga storia ha sempre seguito da vicino le evoluzioni e i protagonisti della Settima Arte. Dai tempi gloriosi del...

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Dire cinema significa dire Roma e Il Messaggero, che nella sua lunga storia ha sempre seguito da vicino le evoluzioni e i protagonisti della Settima Arte. Dai tempi gloriosi del muto (nel 1914 “Cabiria” di Pastrone viene proiettato addirittura in America, alla Casa Bianca) all’epoca dei telefoni bianchi, dai capolavori immortali come “La dolce vita” fino al recente film-evento “La grande bellezza” di Sorrentino, dai “peplum” dal sapore mitologico ai western di Leone, il giornale ha riservato al cinema un’attenzione costante.




Già nel lontano 1918 un’intera pagina ospita ogni settimana riflessioni, recensioni e informazioni legate al mondo della celluloide. «Il cinema può impartire messaggi o ammonimenti ma senza fare la predica», scrive Ettore Fabietti, uno che un secolo fa aveva capito tutto. La rubrica “Notizie in vista” informa i lettori che «Francesca Bertini è tornata al lavoro dopo il necessario e benefico risposo», che «la Raggio Film si prepara a iniziare un film drammatico con protagonista Elettra Raggio» e che presto uscirà un libro di critica sulle attrici del muto «illustrato dai ritratti di esse».



Il primo in Italia a capire l’importanza del cinema nella formazione del consenso è Mussolini, che nel 1937 inaugura Cinecittà, destinata a ospitare i film di propaganda. Negli studios sulla via Tuscolana, oggi occupati prevalentemente dalle produzioni tv, sarebbero stati realizzati da allora in poi oltre tremila film, 47 dei quali...



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