Conte in bilico, il Colle frena. Salvini: «Se salta lui si vota»

Un giorno di ordinaria follia. Il titolo del famoso film di Joel Schumacher del 93 pennella forse meglio di ogni altra definizione la giornata di ieri sul fronte della formazione...

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Un giorno di ordinaria follia. Il titolo del famoso film di Joel Schumacher del 93 pennella forse meglio di ogni altra definizione la giornata di ieri sul fronte della formazione del governo M5S-Lega. Dovevano essere 24 ore di riflessione e invece è successo di tutto: in mattinata è partita la bufera sul curriculum del candidato premier Giuseppe Conte; poi è riaffiorata l'ipotesi Luigi Di Maio a Palazzo Chigi; poi ancora è scattato lo stop di Matteo Salvini che è tornato a parlare di voto e solo in tarda serata è arrivato il rasserenante «Nessun ripensamento su Conte», di Luigi Di Maio. Il tutto condito con l'esplosione del toto ministri e dei dubbi sull'assegnazione dell'Economia al professore anti-euro Paolo Savona.


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Mentre i mercati ieri sono rimasti alla finestra, la tensione tutta politica è cominciata a crescere fin dalla prima mattina. Come una pallina di flipper impazzita, mentre Sergio Mattarella riceveva i silenziosissimi presidenti di Camera e Senato Roberto Fico ed Elisabetta Casellati, sulle agenzie di stampa hanno cominciato a rimbalzare le polemiche su Conte.

LE MACCHIE
Cui sono state addebitate due macchie: da un lato il legame con la vicenda Stamina, da legale di una famiglia coinvolta nel caso delle cure mediche poi dichiarate fallaci, dall'altro la New York University, che ha dichiarato di non conoscere Conte che pure la cita nel suo curriculum. Durante la giornata Davide Vannoni, il padre del metodo Stamina, ha smentito contatti con Conte mentre il Movimento si è affrettava a sottolineare che il professore nell'ateneo americano ha compiuto ricerche, pur non essendone stato studente. Ma in breve la vicenda del curriculum di Conte ha assunto una risonanza internazionale, e sono spuntati dubbi anche sulle frequentazioni delle università di Vienna e Cambridge. Non solo, alla bufera su Conte, si sono sommati i dubbi su Paolo Savona, il prof. indicato dalla Lega per il ministero dell'Economia.

Risultato: il Quirinale ha fatto sapere che comunque di conferimento dell'incarico non se ne parla prima di domani.
Di qui nuove tensioni. Nonostante un colloquio fra Di Maio e Salvini all'ora di pranzo, nel pomeriggio la situazione si è fatta incandescente e per certi aspetti paradossale. Alla Camera per ore i deputati grillini a mezza bocca facevano sapere che l'ipotesi Conte era tramontata a favore di Di Maio mentre quelli leghisti difendevano l'avvocato senza mezzi termini. La tensione è arrivata a livelli palpabili quando ha cominciato a circolare l'ipotesi - gradita ai 5Stelle ma non a Salvini - di un leghista moderato come Giancarlo Giorgetti all'Economia. E a un certo punto il leader leghista ha posto fine alla girandola di voci con un avvertimento drastico: «Noi abbiamo fatto tutto il lavoro e gli sforzi possibili, siamo pronti. Non c'è tempo da perdere: o si cambia l'Italia, o si vota». Traduzione: se non c'è l'intesa nessun timore di elezioni anticipate.

 

 
L'ipotesi di governo M5S-Lega va avanti dunque. Ma l'esito non è scontato al 100%. Composizione del governo compresa perché va ricordato che il premier, secondo la Costituzione, deve parlarne con il Capo dello Stato.

Non a caso la Conferenza episcopale italiana, con le parole del presidente Gualtiero Bassetti, ieri ha voluto sottolineare tutta la delicatezza del passaggio politico: «Ricordiamo a tutti come non basti nemmeno avere un governo per poter guidare il Paese. Occorre questo Paese conoscerlo davvero. Grazie a Mattarella per la sua guida paziente». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero