Truffa sul risparmio energetico, indagati anche tre ciociari

Truffa sul risparmio energetico, indagati anche tre ciociari
Fondi pubblici pari a decine di milioni di euro ottenuti con documentazione falsa per interventi di risparmio energico mai realizzati. Una maxi frode ai danni della Gse (gestore...

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Fondi pubblici pari a decine di milioni di euro ottenuti con documentazione falsa per interventi di risparmio energico mai realizzati. Una maxi frode ai danni della Gse (gestore servizi energetici), la società interamente partecipata dal ministero dell'Economia. Su questo ruota l'inchiesta della Guardia di Finanza di Frosinone sfociata ieri in perquisizioni, misure d'inibizione a svolgere mansioni d'azienda e nel sequestro preventivo per un valore di 47 milioni di euro e di quote di tre società di capitali. Questo il bilancio dell'operazione denominata «Bad energy», scattata ieri. Tre le società del settore delle rinnovabili finite sotto la lente, due con sede a Roma (una con ufficio anche a Frosinone) e un'altra in Veneto, a Treviso; sette gli indagati, tutti imprenditori. Tra loro ci sono anche i ciociari Marcello Perfili e i figli Giulia e Marco, quest'ultimo dal 2017 presidente regionale del settore ambiente ed energia di Federlazio. Gli altri sono veneti. Per sei, tra cui due del Frusinate, il giudice per le indagini preliminari ha emesso la misura cautelare personale di interdizione dall'attività d'impresa.


LE INDAGINI

L'ipotesi d'accusa mossa dalla Procura di Roma è quella di truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, aggravata dalla rilevante entità patrimoniale, ai danni di Gestore servizi energetici spa. Per gli investigatori si tratta di una frode compresa in un periodo di quattro anni, dal 2014 al 2018. Un'inchiesta che ieri ha portato oltre trenta finanzieri a eseguire anche undici perquisizioni, sette domiciliari disposte nei confronti degli indagati e quattro nei locali delle società coinvolte. Un'attività che è stata condotta nel Lazio, a Roma, Frosinone e Castro dei Volsci, e in Veneto, anche a Venezia, Padova e Treviso. Le indagini delle Fiamme gialle del capoluogo, guidate dal colonnello Alessandro Gallozzi, sono iniziate qualche tempo fa sotto il coordinamento dei magistrati del gruppo reati contro la pubblica amministrazione della Procura capitolina. Un lavoro investigativo culminato con la notifica degli avvisi di garanzia e con l'esecuzione dei provvedimenti del gip. In base alla ricostruzione le società su cui si è concentrata l'attenzione dei militari hanno ottenuto contributi pubblici per 47 milioni di euro dalla società partecipata dal ministero dell'Economia, la Gse. Per farlo avrebbero presentato documentazione ritenuta falsa o contraffatta. Dagli accertamenti è emerso che sono state depositate migliaia di domande per l'erogazione di incentivi in relazione all'esecuzione di interventi di efficientamento energetico. Lavori per un totale di 47 milioni che, stando alla contestazione sollevata degli inquirenti, non sono mai stati realizzati. Nel mirino delle Fiamme gialle sono finite anche le fatture emesse dalle imprese incaricate di svolgere le opere: per gli investigatori i documenti fiscali erano falsi. Settimane di accertamenti, riscontri, acquisizione di documentazione nella sede della società ministeriale hanno indotto il gip a disporre il sequestro per le società: una detiene anche quote di parte della Selva di Paliano. I tre imprenditori sono assistiti dal legale Calogero Nobile.

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Il Messaggero