Truffa superbonus, l'intercettazione: «Se lavoravamo bene non venivamo qua»

Truffa superbonus, l'intercettazione: «Se lavoravamo bene non venivamo qua»
C'è una conversazione emblematica captata durante le indagini. Conferma come fossero tutti consapevoli di quello che era il sistema messo in piedi. Paolo Baldassara e...

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C'è una conversazione emblematica captata durante le indagini. Conferma come fossero tutti consapevoli di quello che era il sistema messo in piedi. Paolo Baldassara e Angelo De Santis commentano la richiesta di un altro imprenditore. Sono nell'ufficio di Luca Lazzari, che fa riferimento a un «amico del capo» - intendendo Rinaldo Scaccia - che però a lui non piace troppo. Per questo i due imprenditori, ancora ristretti presso la casa circondariale di Frosinone, si esprimono dicendo di lasciar stare altri e restare solo con loro. De Santis invita a «non prendersi questi soggetti problematici - si legge tra i documenti - ma di limitarsi a seguire lui e Paolo», inteso come Baldassarra. Il quale afferma, inserendosi nella discussione che loro «portano lavori belli e finiti». Il tono, secondo l'ordinanza del giudice, è «scherzoso».

A quel punto Lazzari dice che loro due «lavorano male» ma De Santis replica. «Se lavoravamo bene venivamo qua.....»

Replica Baldassarra: «Se lavoravamo bene andavamo all'Unicredit e che se eravamo boni venivamo qua?»
Ancora Baldassarra: «Quando uno ti dice che banca hai e dici che lavori con la banca del frusinate, fermati dicono, qualche impiccio ci sta». Ancora: «Chi non lo conosce sto mestiere può dire, chi lo conosce quando dice ci sta la frusinate mmm mmm».
C'è poi un'intercettazione che riguarda De Santis e Rinaldo Scaccia, quest'ultimo dice all'imprenditore di non ammalarsi «sennò si blocca tutto».
Una confidenza che non è mai messa in discussione durante le indagini e che ha consentito alla polizia giudiziaria di acquisire una serie di elementi che poi hanno portato ai pesanti capi di accusa per i 33 indagati e al sequestro delle società e di beni.
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Il Messaggero