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«Ancora un po’ e a protestare per i licenziamenti ci saremo anche noi, come oggi accade a De Vizia: dentro la situazione è drammatica, ma non da oggi». Il primo giorno di lavoro del 2025 per gli operai dello stabilimento Stellantis di Cassino arriva quando siamo ormai alla fine di gennaio. Ieri si sono accesi nuovamente i motori della fabbrica più grande e importante del Lazio dopo uno stop che era iniziato il 6 dicembre del 2024: quasi due mesi di fermo. Motivo: mancanza di commesse. Le tute rosse Alfa Romeo sono poche ottimiste sul futuro, per usare un eufemismo.
Per capire il momento che stanno vivendo gli operai basta osservare il grande cancello 1 della fabbrica di viale Umberto Agnelli che fino a poco più di un anno fa alle 13.30 veniva spalancato per permettere l’ingresso dei lavoratori del secondo turno e per far defluire più agevolmente quelli in uscita alle 14. Dal mese di gennaio dell’anno scorso, però, il secondo turno non esiste più: si lavora solo di mattina, in regime di ‘solidarietà’ e a rotazione. Il grande cancello resta chiuso: nessuno deve entrare in fabbrica, pochi debbono uscire. Basta tenere semi aperto il cancelletto laterale, dove le maestranze escono alla spicciolata, poche alla volta. A testa bassa. Con poca voglia di parlare e tantomeno di aggregarsi al sit-in indetto dalla Uilm proprio nel piazzale che divide il varco della fabbrica con la fermata dei bus.
Il sit-in degli addetti alle pulizie
Dinanzi a loro ci sono gli operai della De Vizia, la società che si occupa di pulizie all’interno della fabbrica. O meglio: si occupava. Perché per il 2025 Stellantis non ha intenzione di rinnovare l’appalto. Lo scorso 31 dicembre è stata concessa una proroga di un mese, per cercare di giungere ad una soluzione ma fino ad oggi nulla è successo, se non il vertice al Mimit del 9 gennaio terminato con una fumata nera: questione di giorni, anzi di ore, meno di cento sono quelle a disposizione dei sindacati per evitare i licenziamenti, da sabato 1° febbraio, 32 padri di famiglia saranno senza lavoro. «Stellantis ha intenzione di internalizzare il servizio delle pulizie: non prestatevi a questo, non fate mansioni che non vi competono» urla a squarciagola il segretario provinciale della Uilm Gennaro D’Avino alle tute rosse Alfa Romeo che all’uscita dai cancelli dribblano cronisti e telecamere - presenti anche quelle della Rai - e raggiungono i bus che li attendono per tornare a casa.
I dubbi sul rilancio con i modelli elettrici
Qualche autobus, però, non è ancora arrivato: c’è tempo per una sigaretta. Mentre scava nel taschino alla ricerca dell'accendino che non si trova, un operaio in attesa del bus, quando il megafono smette di urlare, guardando verso le tute gialle della De Vizia e ci dice: «Ancora un po’, e insieme a loro ci saremo anche noi. Dentro la situazione è drammatica, ma non da oggi». Perché non da oggi? Interviene una collega a supporto della tesi: «Quando si costruisce una casa si fanno anzitutto le fondamenta, poi il resto. Qui invece si sono inventati questa transizione verso l’elettrico con quattro colonnine, auto che bruciano e Trump che adesso dice di non volere l’elettrico. A ben vedere, insomma, la colpa non è solo di Stelantis, il problema è più generale».
A fine aprile scade al cassa integrazione
Eppure, a voler vedere il bicchiere mezzo pieno, per Cassino sono previsti tre nuovi modelli tra la fine di quest’anno, il 2026 e il 2027.
Scetticismo mostrano non solo i più anziani, ma anche i ragazzi che da meno di dieci anni sono sulle linee: «Siamo entrati qui quando questo stabilimento produceva 150.000 vetture l’anno, quando grazie a Giulia e Stelvio ci sono state delle nuove assunzioni. Adesso propongono le uscite incentivate a noi, under 40, neanche fossimo prossimi alla pensione. Siamo alla follia»
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Il Messaggero