Omicidio di Emanuele Morganti, liberi i tre condannati: «La pena definitiva poteva arrivare prima»

Omicidio di Emanuele Morganti, liberi i tre condannati: «La pena definitiva poteva arrivare prima»
Dopo la scarcerazione per decorrenza dei termini di custodia cautelare di Michel Fortuna, Paolo Palmisani e Mario Castagnacci accusati di omicidio preterintenzionale per la morte...

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Dopo la scarcerazione per decorrenza dei termini di custodia cautelare di Michel Fortuna, Paolo Palmisani e Mario Castagnacci accusati di omicidio preterintenzionale per la morte di Emanuele Morganti, gli avvocati delle difese Tony Ceccarelli, Christian Alviani, Bruno Giosuè Naso, Angelo Bucci e Massimiliano Carbone preannunciano ricorso in Cassazione.

IL TERMINE PER IL RICORSO

Il termine per presentare l'istanza scadrà il 15 giugno. Condannati a 14 anni dalla Corte di Appello di Roma, se la sentenza passerà in giudicato dovranno scontare altre 10 anni di carcere, perché quattro sono stati già trascorsi dagli arresti. Solo dopo aver scontato almeno metà della condanna, e con una buona condotta in carcere, i tre potranno auspicare alla richiesta della messa in prova.

La scarcerazione di Fortuna, Palmisani e Castagnacci, p'er quanto prevista dal codice penale, ha scosso non poco l'opinione pubblica.

«Comprendo che sia una situazione difficile da digerire - dichiara l'avvocato di parte civile Enrico Pavia- Anche se previsto dalla legge, dispiace che delle persone che si sono macchiate di un simile delitto possano riguadagnare la libertà dopo un breve periodo di tempo».

Palmisani , Castagnacci e Fortuna una volta liberi dovranno osservare l'obbligo di dimora e non potranno uscire dalle loro abitazioni dalle 22 alle 7 del giorno successivo.

L'AMAREZZA

La scarcerazione ha lasciato l'amaro in bocca ai familiari di Emanuele Morganti già delusi per una pena ritenuta troppo mite. «Come non comprenderli? Non si può concepire che un assassino - prosegue l'avvocato Pavia - condannato già due volte dal tribunale possa riacquistare la libertà in tempi così brevi. Voglio però dire che il termine della custodia cautelare può essere anche giustificata in quanto deve avere un limite. Lo scandalo vero e proprio sta nelle lungaggini del processo, i tempi della giustizia italiana sono inconcepibili e indecenti. Anche se in questo caso ci sono state delle attenuanti. È stato un processo impegnativo dove sono stati ascoltati oltre 80 testimoni. Ma è anche vero che se ci fosse stata una giustizia più attenta, solerte ed efficiente, in quattro anni si poteva arrivare alla sentenza definitiva. Invece di fare una udienza al mese se ne poteva fare una la settimana ed il processo in primo grado in tre mesi si sarebbe concluso».

Adesso bene che vada dovranno trascorrere almeno altri due anni per la pronuncia Cassazione. Anche la famiglia Morganti intende ricorrere alla Suprema Corte? L'avvocato Pavia spiega che attende le mosse della Procura generale (che per ora non ha ancora impugnato la sentenza di Appello) e si regolerà di conseguenza.
 

 

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Il Messaggero