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È di questi giorni la notizia che il Wwf Italia ha rilanciato con enfasi per aver individuato un nuovo nucleo di lontra lungo il fiume Garigliano e in alcuni dei suoi affluenti che attraversano la parte sud della provincia di Frosinone. La scoperta è avvenuta grazie al biologo Simone Giovacchini, responsabile dei censimenti nel Lazio.
La lontra si considerava una specie estinta? «Non parliamo di estinzione ma di forte rarefazione. La lontra non si è mai estinta in Italia, sopravvivendo nelle regioni meridionali, in modo particolare in Campania e Basilicata. I primi monitoraggi che hanno portato a fotografare questa situazione risalgono agli inizi degli anni 80. La riespansione è avvenuta in maniera totalmente naturale. Le cause della rarefazione, invece, sono molteplici. La principale degli ultimi anni del secolo scorso è l'inquinamento diffuso delle acque da parte di composti tossici di cui oggi è vietata la commercializzazione, in particolare per la presenza di specifici composti chimici simili alle diossine che accumulandosi nel grasso risultano letali per l'animale. Ma già precedentemente uno dei motivi della rarefazione e dell'estinzione in alcune regioni d'Italia è stato lo sfruttamento da parte dell'uomo».
FATTORE UOMO
Di che genere? «Per la produzione delle pellicce, almeno fino all'arrivo del sintetico, e per la carne.
GLI SVILUPPI
È vero che questa importante scoperta significa anche che i nostri fiumi stanno meglio? «Purtroppo non posso dirlo. Lo stato di salute di un fiume va diagnosticato sulla base di diverse analisi, che vanno da quelle chimiche al rilevamento di animali e piante talmente sensibili che la loro presenza può dire se un fiume è sano o no. La lontra in sé purtroppo non è un eccellente indicatore ambientale, per lo meno non della qualità delle acque. Possiamo dire con certezza, però, che i composti tossici o i metalli pesanti, sono assenti o presenti in quantità accettabili. Lungo il sistema fluviale del Garigliano, gli ultimi rapporti consultabili delle Arpa (2017) riportano in generale delle condizioni favorevoli da punto di vista chimico, ad eccezione di alcuni tratti del Sacco, mentre dal punto di vista ecologico, lo stato di salute del Garigliano risulta essere molto buono».
Il Messaggero